Neonata trovata morta in un cassonetto a Milano: precedenti e dati sugli abbandoni

Una vicenda che si lega, in qualche modo, al bimbo lasciato nella culla per la vita nel giorno di Pasqua e la piccola lasciata all’ospedale Buzzi dopo la nascita

Neonata trovata morta in un cassonetto in zona Città Studi a Milano

Neonata trovata morta in un cassonetto in zona Città Studi a Milano

Milano, 29 aprile 2023 – Tragedia a Milano: il corpo di una neonata è stato trovato, venerdì sera, poco prima delle 20, in un cassonetto per la raccolta di abiti usati della Caritas, all’angolo tra via Saldini e via Botticelli, in zona Città Studi.

A dare l'allarme alla polizia è stato un uomo, che si era avvicinato al punto di raccolta di indumenti per lasciare un sacchetto: ha visto una manina che spuntava da una coperta e ha immediatamente chiamato il 112. Il fagotto era sporco di sangue e placenta, il che ha subito fatto sapere agli investigatori che la bambina fosse stata partorita poco tempo prima del ritrovamento; il cordone ombelicale era stato tagliato in maniera grossolana, facendo pensare a un parto avvenuto in un'abitazione privata o per strada. Del caso si stanno occupando gli agenti della Squadra mobile, guidati dal dirigente Marco Calì e coordinati dal pm Paolo Storari.

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Milano, neonata trovata morta in un cassonetto Caritas a Città Studi: abbandonata dopo il parto

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La terribile notizia del ritrovamento della neonata arriva in seguito a quelle dei ritrovamenti, nelle scorse settimane, di neonati abbandonati da genitori a Milano nella Culla della Vita del Policlinico di Milano e all’Ospedale Buzzi. Due bambini, però, lasciati in condizioni di sicurezza che potranno trovare una famiglia e avere un futuro.

Bimbi abbandonati, i numeri

Il dato di “3000 neonati abbandonati ogni anno”, citato spesso nelle ultime settimane, è ormai superato, ha fatto sapere, qualche giorno fa, la Società Italiana di Neonatologia (SIN), in quanto risalente al 2005. Il dato più recente disponibile è invece quello emerso dall'ultima indagine realizzata tra luglio 2013 e giugno 2014: condotta su un campione nazionale di 100 centri nascita, la ricerca parla di un numero molto più basso, ovvero di 56 neonati non riconosciuti dalle mamme italiane su un totale di 80.060 bambini nati. Pertanto, il fenomeno incide per lo 0,07% sul totale dei nati vivi, ovvero rispetto a 486.000 nati nel 2015 sarebbero 340 e rapportato ai 393.000 nati del 2022 sarebbero circa 275. Nel 62,5% dei casi si tratta di neonati non riconosciuti da madri straniere e nel 37,5% da italiane, con un'età compresa tra 18 e 30 anni nel 48% dei casi

Madri sole e in difficoltà

Sono donne di tutte le età e condizioni sociali, che vivono con difficoltà e solitudine la maternità, che hanno grandi problemi economici e che quindi ritengono di non avere altre alternative. Ma se le motivazioni dietro a questi abbandoni sono diverse, tutte le mamme desiderano dare un futuro migliore al loro bambino.

"Decisione sofferta e dolorosa"

“Lasciare un bambino alle cure degli ospedali è sicuramente una decisione estrema e dolorosa – ha affermato il Dottor Luigi Orfeo, Presidente di SIN – dobbiamo però considerare che la possibilità di affidare i neonati a queste strutture, dà loro la possibilità di essere assistiti al meglio ed immediatamente. Ciò garantisce a questi bambini una migliore prospettiva di vita, rispetto a quelli che ancora, purtroppo, vengono lasciati in altri luoghi, in situazioni non protette e rischiose”.

Partorire in anonimato

A questo punto, si fa ancora più urgente il bisogno di una forte campagna di comunicazione e di sensibilizzazione per diffondere e far conoscere le possibilità che esistono per tutelare le vite delle mamme e dei nascituri, regalando a tutti la possibilità di un futuro: il parto in anonimato e le culle per la vita. 

La legge italiana prevede il diritto per le donne di partorire in anonimato, di essere assistite in ospedale e di non essere perseguite se decidono di non riconoscere il figlio. Per questo in molti ospedali sono stati creati reparti ad hoc che hanno raccolto l'eredità delle "Ruote degli esposti", le particolari strutture nate nel XII secolo che permettevano di abbandonare il piccolo indesiderato garantendo l'anonimato della madre e le cure per il neonato.

Culla per la vita

Per quanto riguarda le Culle per vita, invece, sono ambienti protetti e riscaldati, posizionati in un angolo discreto della struttura sanitaria. Sono strutturate in modo da avvisare immediatamente il personale sanitario: una volta che il bimbo viene accolto al suo interno, passati circa 40 secondi che danno al genitore il tempo di allontanarsi, un allarme avvisa medici e infermieri della Neonatologia che possono prendersi cura del piccolo entro pochissimi minuti. 

In Lombardia sono presenti all'ospedale Mangiagalli di Milano, all'ospedale Civile di Brescia, all'ospedale Maggiore di Cremona, quello di Vizzolo Predabissi, all'ospedale Del Ponte di Varese, ma anche presso alcune associazioni private o religiose come il Centro Aiuto di Abbiategrasso, il Monastero Domenicano Matris Domini di Bergamo, l'Istituto Suore del Buon Pastore di Crema, l'Aibi (Associazione Amici dei Bambini) di San Giuliano Milanese e il Centro di aiuto alla vita di Vigevano.

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