
Anna Cicala e, a destra, la sua latteria di via Bellotti
Milano, 6 febbraio 2025 – La sua latteria era diventata un simbolo, più che dell’eccellenza gastronomica, di un certo modo di mangiare, sempre più raro a incontrarsi a Milano. Genuino, casalingo, sano, sospeso fra tradizione e creatività, con un menu completamente vegetariano. Non per moda, ma per convinzione. Una proposta, dettaglio da non sottovalutare, a prezzi ancora umani, lontanissimi dalle cifre che si possono sborsare in città, anche a pranzo e in posti molto più modesti, dal punto di vista della qualità.
Il lutto
Il quartiere di Porta Venezia piange la scomparsa di Anna Cicala, titolare della latteria la Cicala in via Bellotti, nelle vicinanze di viale Piave. Il decesso risale a domenica 26 gennaio, ma la notizia si è diffusa solo in questi giorni. Aveva solo 63 anni.
E adesso, complice il tam-tam dei social, sono in molti a ricordare Anna, i suoi piatti forti e il suo sorriso. Residenti in zona ma anche i tanti che frequentano la zona (o meglio, frequentavano, perché a questo punto la latteria dovrebbe essere ceduta, dopo l’addio a chi l’ha portata avanti sin dalla sua nascita, nel 2005) per motivi di lavoro.

Il ritrovo
La botteguccia di via Bellotti (inconfondibile fin dall’insegna, con scritto Latteria), infatti, era meta prediletta per le pause pranzo. Sulla vetrina una pletora di post-it annunciava le novità del giorno e gli avvisi ai clienti, uno dei quali, con garbo e spirito, recitava “Se spingete trovate chiuso. Bussate e io arrivo. Grazie, Anna. Ci sono sicuro”.
Una decina di coperti (o meno) – non era raro vedere la fila fuori dall’ingresso – le classiche tovaglie a quadretti da trattoria, un menu ricco di ricette gustose diventate quasi piatti “signature” di Anna, un conto finale che difficilmente superava i 15 euro. Anna, di origini pugliesi ma da tempo trapiantata a Milano, aveva aperto nel 2005, portando avanti l’attività insieme ai familiari fino agli ultimi giorni, prima di mancare.
Le ricette
La latteria di via Bellotti era diventata un punto di riferimento, come dimostrano i tanti ricordi sui social. In tanti citano i nomi che Anna attribuiva ai suoi piatti, per esempio i “friggitelli belli” o il “gratinato di culo di scarola” o, ancora, la “barba del frate senza il frate”, solo per menzionarne qualcuno.
Grande apprezzamento riscuotevano anche la parmigiana e le torte salate vegane o vegetariane. Queste e altre preparazioni le erano valse il soprannome di “Artigiana delle verdure", che lei sbandierava con orgoglio, su una delle lavagnette affisse nel locale.
Di Anna si erano accorte anche le testate specializzate, che nel corso degli anni le hanno dedicato articoli e profili. I funerali si sono tenuti nella chiesa dei Santi Nereo e Achilleo in viale Argonne.