LUCA TAVECCHIO
Cronaca

Il trenino dei Giardini di Porta Venezia: Vincenzo Caserta, da 54 anni alla guida dei mini vagoni. “Per i bambini è sempre una magia”

Milano, la storia del “Signor Vincenzo” storico macchinista del piccolo convoglio che attraversa il parco, tra clienti vip e tanti ricordi: “Cambiano i tempi ma le mie carrozze accendono ancora la fantasia dei bimbi”

Vincenzo Caserta, da 54 anni alla guida del Trenino dei Giardini nel parco di Porta Venezia (Foto Andrea Fasani)

Vincenzo Caserta, da 54 anni alla guida del Trenino dei Giardini nel parco di Porta Venezia (Foto Andrea Fasani)

Milano – Una mamma spinge un passeggino tra i viali dei Giardini di Porta Venezia. Dentro fa capolino un bimbo di circa due anni. Sono le 10 della mattina, il parco è quasi deserto, qualche runner, qualche cane col padrone. La signora passa accanto al trenino per i bambini: “Eh no, non possiamo andarci – dice rivolta al figlioletto che la guarda interrogativo – è troppo presto. È ancora chiuso”. “Ma no signora, un giretto glielo facciamo fare”. Il tempo di caricare il bimbo sul minivagone del treno e via. Il fischio della piccola locomotiva riecheggia nel parco, dà una scossa alle anatre del laghetto e soprattutto accende il sorriso del bambino.

Vincenzo Caserta, da 54 anni alla guida del Trenino dei Giardini nel parco di Porta Venezia (Foto Andrea Fasani)
Vincenzo Caserta, da 54 anni alla guida del Trenino dei Giardini nel parco di Porta Venezia (Foto Andrea Fasani)

Il signor Vincenzo

A condurre il convoglio, accovacciato sulla piccola motrice, Vincenzo Caserta, 82 anni. Come ogni giorno da oltre mezzo secolo. E chissà quante volte il signor Vincenzo (com’è conosciuto da tutti nel parco), nonostante l’orario e la stanchezza, ha dovuto cedere di fronte allo sguardo di un bambino e alle suppliche dei genitori.

La magia del trenino

Il signor Vincenzo è il “macchinista” del Trenino dei Giardini da ben 54 anni. Una vita intera passata a trasportare i piccoli di Milano in un viaggio che nella realtà sono solo alcuni giri di una piccola porzione del parco fatti a circa 10 chilometri all’ora, ma nella testa di un bimbo è una grande avventura. “Non c’è niente da fare – sorride Caserta – passano gli anni, cambia tutto, ma il trenino attira sempre i bambini, accende sempre la loro fantasia”. E questo nonostante in 54 anni i passeggeri e i loro genitori siano cambiati parecchio. Già, perché a pensarci il trenino è anche un laboratorio en plein air dove osservare le trasformazioni della società. “Una volta sui vagoni c’erano sono i bambini, anche molto piccoli. Adesso sono sempre accompagnati dai genitori, magari mamma e papà insieme. Capita addirittura che a volte ci siano più adulti che bambini sul treno”. L’altro cambiamento, naturalmente, sono i cellulari. Dei genitori, certo, ma anche dei bambini. “Essì, purtroppo capita di vedere bimbi con in mano il telefonino anche sul mio trenino”.

Un papà con il suo bimbo sul Trenino dei Giardini Indro Montanelli (Foto Andrea Fasani)
Un papà con il suo bimbo sul Trenino dei Giardini Indro Montanelli (Foto Andrea Fasani)

Fedele a se stesso

Quello che non è mai cambiato, da quel lontano 1970 in cui Vincenzo si accomodò (si fa per dire) per la prima sulla mini locomotiva, è proprio il trenino. O meglio, la motrice a benzina (“Aveva il motore di una moto, ma dava un sacco di problemi e faceva anche tanta puzza”) è stata sostituita da quella elettrica nel 1975, e i 10 vagoni di legno di tutti i colori sono stati sostituiti da quelli più pratici in plastica rossi e blu (ora sono solo 6). “Ma il trenino non è cambiato di una virgola – sottolinea Caserta – il percorso è sempre lo stesso. Le statue, nonostante qualche balordo continui a romperle, sono sempre quelle”. I funghetti – “che ho costruito io” – i nanetti e, prima della “stazione”, Biancaneve. Non c’è niente di così fuori dal tempo come il trenino di Porta di Venezia. Anche il suo parente stretto di Parco Sempione è cambiato negli anni, si è modernizzato. In Porta Venezia no. In linea con l’aspetto un po’ decadente del parco il trenino è rimasto fedele a se stesso. Il signor Vincenzo invece di trasformazioni ne ha viste tante.

Vincenzo Caserta, da 54 anni alla guida del Trenino dei Giardini nel parco di Porta Venezia (Foto Andrea Fasani)
Vincenzo Caserta, da 54 anni alla guida del Trenino dei Giardini nel parco di Porta Venezia (Foto Andrea Fasani)

Dalla Calabria a Milano

Vincenzo Caserta è originario di San Costantino Calabro, piccolo paese collinare di 2.000 anime nella provincia di Vibo Valentia. “I miei era contadini, come tutti in pratica nel paese. Io avevo la passione della fotografia. Da giovane iniziai a fare le fotografie dei matrimoni e frequentare gli studi fotografici. Dopo il militare decisi di venire a Milano per provare a fare il fotografo per davvero”. Sono i primi Anni 60. L’immigrazione dal sud è un’onda in piena. “Quando sono arrivato avevo 26 anni. All’inizio stavo in una pensione, poi mi sono trovato un abbaino in via Canonica. Era una stanza di quattro metri per quattro nel sottotetto. Ci stava giusto il letto. Nel corridoio c’era un lavandino e un gabinetto che dividevo con altre cinque persone. La doccia si faceva una volta alla settimana, nei bagni pubblici vicino alla Rai di corso Sempione”.

La parentesi in Germania

Il fotografo però non c’è verso di farlo a Milano. “Mi sono arrangiato. Ho fatto un po’ di tutto. Poi un amico mi convinse a trasferirmi in Germania. Ci sono rimasto un anno, alla fine sono tornato a Milano. Due signore che gestivano un chiosco al parco Sempione mi dissero che i proprietari del trenino cercavano qualcuno che se ne occupasse. È nato tutto così”.

Gli anni dello zoo

Il signor Caserta all’inizio si divide tra le piccole locomotive di parco Sempione e quelle di Porta Venezia, di proprietà di un’unica società. Poi la società si divide e Vincenzo dal 1970 resta ai Giardini. Che in quel periodo sono davvero uno dei luoghi più frequentati della città. Fino a tutti gli anni 80 il parco infatti era uno zoo. “Tutti i bambini della provincia il sabato e la domenica venivano qui a vedere gli animali. Per dare un’idea: i biglietti che ora stacco in un mese, negli anni 70 li staccavano in una domenica. Era un via vai pazzesco. C’era una vita tutta diversa. I bambini erano scatenati. Osservare gli animali dal vivo era uno spettacolo incredibile per loro. Perché vedere un leone su un libro, insomma, è un’altra cosa che vederlo dal vivo. È vero però che per quegli animali era una sofferenza, così piano piano lo zoo è stato chiuso. E tutto è cambiato. Nel 1992 hanno portato via l’ultimo animale. Mi ricordo ancora quanti problemi per trasportare l’ippopotamo...”.

Vincenzo Caserta, da 54 anni alla guida del Trenino dei Giardini nel parco di Porta Venezia (Foto Andrea Fasani)
Vincenzo Caserta, da 54 anni alla guida del Trenino dei Giardini nel parco di Porta Venezia (Foto Andrea Fasani)

I bambini dei Vip 

Complice la posizione centralissima, dal trenino sono passati davvero tutti i personaggi famosi. Tra tutti, il signor Vincenzo sceglie Al Bano. “È impossibile ricordarli tutti. Avevo legato abbastanza con Al Bano. Credo avesse una casa dalle parti di via Statuto ai tempi. La prima volta che vidi Romina Powers sbucare dal viale, con una di quelle sue gonne lunghe colorate, pensavo fosse una zingara. Veniva qui spesso con i bambini piccoli, ricordo anche la povera Ylenia, una bimba bellissima”. Poi i calciatori, attori del cinema e della tv, fino agli influencer degli ultimi anni. Personaggi ai quali Vincenzo non ha mai riservato particolari attenzioni, convinto davvero com’è che i suoi clienti – i bambini – siano tutti uguali e tutti speciali. “Il più delle volte poi, non li riconosco neanche”, sorride.

La moglie in biglietteria

La galleria dei volti noti passati dai binari di Porta Venezia fa aprire anche l’album dei ricordi personali. A iniziare dalla moglie Janine, che con lui ha condiviso la stazione in miniatura dal 1974 fino al 2015, anno in cui è morta. “Lei faceva i biglietti, io mi occupavo del treno. Abbiamo lavorato insieme tanti anni. Da quando non c’è più lei non è la stessa cosa”. Poi ci sono i due figli. Uno che fa l’avvocato, l’altra che vive a Londra dove ha aperto un ristorante. E che con il trenino dei giardini non sono mai andati d’accordo. “Nessuno dei due da bambino amava il trenino. Non gli piaceva proprio. Chissà, forse è un po’ come con i giocattoli: averceli sempre davanti non te li fa apprezzare. So solo che mio figlio non voleva saperne del mio treno ma una volta lo portai al parco di Monza e dai vagoni di quello che c’era lì non c’era modo di farlo scendere. Un nervoso...”. 

Fine di un’epoca

Il mini-macchinista di Porta Venezia quindi di eredi a cui lasciare il posto sulla motrice non ne ha. E il trenino tra qualche tempo cambierà proprietario e, probabilmente, anche pelle. “In tanti mi vengono a chiedere di cedere l’attività. Ma sono sicuro che la stravolgerebbero. A iniziare dai prezzi, che io tengo fermi da tanto tempo, perché proprio non mi va di speculare sui bambini. Del resto io però ho anche 82 anni e sempre più spesso mi chiedo chi me lo fa fare di continuare?”. La risposta è tutta negli occhi del bimbo in braccio alla mamma sulla panchina accanto alla biglietteria. In attesa che il trenino riparta.