MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Meazza, il ricorso del comitato “No“ del Tar alla sospensiva. L’iter per la vendita può proseguire

Al centro il tema del vincolo architettonico del secondo anello che scatterebbe a 70 anni dalla costruzione. Per i giudici è legittima la valutazione del Comune. Ma c’è chi chiede lo stop dopo il caos urbanistica.

Il rendering del progetto del nuovo stadio di Milan e Inter a San Siro disegnato dall’archistar lord Norman Foster

Il rendering del progetto del nuovo stadio di Milan e Inter a San Siro disegnato dall’archistar lord Norman Foster

Il Tar lombardo ha respinto la richiesta di sospensiva relativa alla vendita dello stadio di San Siro e delle aree circostanti da parte del Comune a Inter e Milan presentata dal Comitato Sì Meazza. Significa che l’iter per la cessione dello stadio ai club può andare avanti. Secondo i giudici, "ad una cognizione sommaria, propria della presente fase, non emergono profili che possano indurre ad una ragionevole previsione favorevole ai ricorrenti dell’esito del ricorso" e "ci sono seri dubbi sulla ammissibilità dei ricorsi". Almeno per il momento, quindi, il Comune può proseguire con la procedura di vendita che vorrebbe concludere in questi giorni per arrivare in giunta lunedì. La delibera sulla vendita andrà al vaglio del Consiglio comunale, dove si prevedono sedute infuocate. Tutto può cambiare, anche alla luce del caos urbanistica, con la richiesta di arresto per l’assessore Tancredi che ha seguito anche l’operazione stadio. Tra i consiglieri c’è già chi chiede di fermare la vendita.

Il desiderio del comitato, che ha presentato pure un esposto in Procura e un altro alla Corte dei Conti, è l’annullamento della delibera sul bando pubblico per la vendita dello stadio, con un prezzo fissato dall’Agenzia delle entrate a 197 milioni di euro. Al centro del ricorso, la data di decorrenza del vincolo paesaggistico su San Siro, legato al secondo anello: per il Comune (in base agli atti della Soprintendenza) risale al 10 novembre 1955, che è la data del collaudo provvisorio, mentre il Comitato Sì Meazza ritiene che risalga al gennaio del 1955, il momento della fine dei lavori (in questo caso il vincolo di tutela, al 70esimo anno, ci sarebbe già).

Ora il Tar andrà al giudizio di merito. Intanto, per i giudici, "le valutazioni espresse nel parere preliminare della competente Soprintendenza in ordine al requisito della vetustà, 70 anni dall’esecuzione, del secondo anello non appaiono implausibili, laddove individuano nel verbale di constatazione di compimento dei lavori, collaudo provvisorio datato 10 novembre 1955, il primo atto che attesta l’ultimazione delle opere, la data di riferimento per la verifica del decorso dei settanta anni dalla esecuzione dei lavori stessi". Non solo: "La imminente stipulazione del contratto di vendita non sembra evidenziare un danno irreparabile" visto che "la demolizione del Meazza (secondo i piani prospettati, ndr) non potrà comunque avvenire prima del 2030".