NICOLA PALMA E MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Maurizio Rebuzzini morto: la telefonata del figlio e i lividi sul collo che fanno pensare a un omicidio

“Mio padre era amato da tutti, non penso che possano avergli fatto del male”, ha raccontato il figlio Filippo. Ma il critico fotografico aveva lesioni ed escoriazioni che fanno pensare a uno strangolamento

Maurizio Rebuzzini riquadro e il luogo in cui il critico fotografico è stato ritrovato

Maurizio Rebuzzini riquadro e il luogo in cui il critico fotografico è stato ritrovato

Milano, 19 settembre 2025 – “Arresto cardiaco a causa ignota. Lesione circonferenziale del collo. Multiple escoriazioni”. Il referto del Fatebenefratelli non sembra lasciare dubbi: i segni di strangolamento sul cadavere di Maurizio Rebuzzini, 74 anni, giornalista e notissimo critico fotografico, fanno chiaramente pensare che sia stato ucciso. Da chi? E perché?

Maurizio Rebuzzini aveva 74 anni
Maurizio Rebuzzini aveva 74 anni

Sono i quesiti a cui devono dare una risposta gli specialisti della Omicidi della Squadra mobile di Milano, coordinati dal pm Maria Cristina Ria e guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Francesco Giustolisi.

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L’allarme 

Il primo a dare l’allarme è stato dato da uno dei due figli gemelli di Rebuzzini, il quarantaquattrenne Filippo, che alle 18.42 di mercoledì ha chiamato il 112, dopo aver soccorso il padre in arresto cardiaco sul ballatoio dello studio professionale di via Zuretti 2/A, stabile a due passi dalla Stazione Centrale.

Il racconto

L’uomo, che vive in un palazzo a poche centinaia di metri da quello in cui il papà passava le giornate tra un’invidiabile collezione di macchine fotografiche e una libreria sconfinata, ha riferito alla polizia di essersi preoccupato per alcune chiamate senza risposta e di aver poi cercato di rianimare il padre. Poi ha aggiunto che la porta era aperta e che dallo studio non mancava nulla.

Gli agenti ne hanno raccolto la testimonianza e hanno passato al setaccio il suo cellulare per verificare la versione a verbale; altre indicazioni potrebbero arrivare dai tabulati telefonici.

La lite 

Negli archivi delle forze dell’ordine, si trova traccia di un intervento molto datato (parliamo del 2016) per una lite tra i due. Poi più nulla. “Mio padre era una persona buona, gli volevano tutti bene, non era uno che litigava. Conoscendolo, è remotissima la possibilità che qualcuno possa avergli fatto del male”, ha spiegato ieri pomeriggio, ipotizzando un decesso per cause naturali o provocato da un incidente.

“La fotografia era la sua vita – ha aggiunto commosso –. Non ho un ricordo di mio padre che fa una vacanza. Non c’è stato un giorno in cui non passasse dallo studio a fare qualcosa inerente alla rivista o a un’idea che aveva in testa”.

La rivista 

La rivista è il mensile FOTOgraphia, che aveva fondato nel 1994. Rebuzzini era anche presidente dell’associazione culturale Obiettivo Camera, oltre che docente a contratto di Storia della Fotografia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Brescia.

Un punto di riferimento anche per le sue riflessioni sul senso delle immagini e sull’evoluzione della cultura visiva. “Il mondo della fotografia gli deve tanto – commenta Nino Romeo, libraio e fotografo –. Lo conoscevo da 25 anni. Di lui mi colpiva soprattutto la capacità di sperimentare, per esempio utilizzava anche delle macchine fotografiche a basso costo, come le “Holga“, con rullini scaduti. Ciò che era sfocato, non definito, nelle sue mani sapienti apriva lo sguardo su un mondo. La sua perdita fa male. Mancherà”.