Milano – Il cadavere era nascosto in un soppalco della cucina, avvolto nelle coperte e sezionato in due parti. I carabinieri hanno trovato il corpo di Marta Di Nardo a casa del vicino quarantaseienne Domenico Livrieri, che alle 21.10 di ieri è stato portato in caserma al termine di un lungo pomeriggio di sopralluoghi a casa sua e della donna che avrebbe ucciso.
I sospetti dei carabinieri sono diventati certezze quando il cadavere della sessantenne è stato ritrovato in quello spazio vicino al soffitto, nell’abitazione al quarto piano della scala C dello stabile popolare di via Pietro da Cortona 14, nel quartiere Acquabella di Milano. Lui ha assistito impassibile ai movimenti dei militari: seduto, lo sguardo perso nel vuoto e solo la richiesta di una sigaretta prima e di un caffè poi. Non ha proferito parola con gli investigatori né ha dato indicazioni per scoprire dove fosse il cadavere della donna di cui era stata denunciata la scomparsa un paio di settimane fa.
Le indagini dei carabinieri della Compagnia Monforte e del Nucleo investigativo di via Moscova sono scattate quattro giorni fa, quando il figlio della signora Di Nardo, che sentiva la madre di rado al telefono e la vedeva due volte l’anno, si è presentato in caserma per segnalarne la sparizione. Ai militari, coordinati dal pm Leonardo Lesti e guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino, i vicini hanno raccontato dei conclamati problemi di ludopatia della vedova, dei soldi spesi in macchinette e gratta e vinci, delle continue richieste di denaro e del viavai di persone all’interno della sua abitazione, nella scala D del palazzo popolare. I carabinieri hanno anche sentito alcune persone che frequentavano Marta, compreso Livrieri, che avrebbe fornito dichiarazioni contraddittorie.
Ieri pomeriggio gli specialisti della sezione Investigazioni scientifiche hanno ispezionato entrambi gli alloggi, a caccia di indizi utili per risolvere il caso: a casa della sessantenne sono stati trovati, tra le altre cose, resti di un pranzo evidentemente consumato dopo la scomparsa e un certificato medico con le generalità del vicino e la data del 17 ottobre, cioè tredici giorni dopo l’ultimo contatto del cellulare della donna, datato 4 ottobre, con una cella telefonica che copre la zona dell’Acquabella.
Di conseguenza, gli accertamenti si sono concentrati sull’abitazione di Livrieri: il luminol ha evidenziato evidenti tracce di sangue in camera da letto, dando una prima determinante svolta all’inchiesta. Tracce che sono state contestate al quarantaseienne, con problemi di tossicodipendenza e in cura per problemi mentali in un Cps, che ha detto di non saperne nulla. Poi il ritrovamento del cadavere, tagliato a metà. A quel punto, però, Livrieri era già sull’auto del Radiomobile che l’ha portato in caserma.