MONICA VALERIA AUTUNNO
Cronaca

Lo sciopero alla Emmegi: "Capannone bollente e operai in età avanzata: temperature inaccettabili"

Braccia incrociate in via Newton. I sindacati: "L’azienda investa negli impianti"

Braccia incrociate in via Newton. I sindacati: "L’azienda investa negli impianti"

Braccia incrociate in via Newton. I sindacati: "L’azienda investa negli impianti"

Termometro “rovente“ nel capannone, gli operai incrociano le braccia: "Situazione intollerabile e rischio malori: l’azienda dia delle risposte e finalmente investa". Due ore di sciopero “causa caldo“ ieri mattina alla Emmegi spa di via Newton, zona industriale di Cassano d’Adda. Le sigle promotrici Fiom Cgil e Fim Cisl, protagoniste insieme alle Rsu di un braccio di ferro con i vertici aziendali che dura da settimane: "Abbiamo chiesto interventi migliorativi, non sono arrivate risposte". Una prima tranche di sciopero era stata organizzata il mese scorso, rimangono due ore da “pacchetto“ e "saranno programmate - si legge in un volantino - in base alla volontà della proprietà di aprire finalmente un confronto serio e risolutore". La Emmegi spa è un’azienda storica a Cassano, produce e commercializza scambiatori di calore, conta una sede in Slovacchia e filiali in molti altri Paesi e 90 dipendenti fra impiegati e operai. Il sito produttivo di via Newton copre 5mila metri quadrati e ospita più di un capannone. Il problema-temperature tiene banco da settimane: i primi incontri, la richiesta di interventi strutturali e impiantistici, un nuovo incontro e la rottura. "La mobilitazione prosegue – così per il delegato Fiom Cgil Milano Andrea Rosafalco – e il problema è oggettivo. Gli operai, la gran parte dei quali è qui da molto tempo e ha età avanzata, lavorano a temperature inaccettabili. E su questo tema come su altri, nonostante le istanze, l’azienda non ha investito nulla".

"Nel 2025 chi sciopera in Emmegi perde soldi non per averne in più – accusa il volantino dei sindacati –, ma perché l’azienda investa prevenendo infortuni per colpi di calore". Il termometro del capannone parte del dossier: 35 gradi, 35.3, 36, punte di 36.5. Ma è proprio sui numeri del caldo che si incagliano trattativa e rapporti. E in azienda il Cfu Giuseppe Esposito contrattacca: "Abbiamo commissionato una rilevazione da cui risulta che la temperatura si attesta sui 32° e comunque non supera mai la soglia da normativa, 35. Se si sostiene il contrario, bisogna capire con quale attendibilità". Sulle misure non adottate: "Ci chiedono condizionatori o ventilatori che non possiam collocare, sono incompatibili con l’attività produttiva e di movimentazione". Infine: "Abbiamo sempre ascoltato e adottato le misure possibili. Speriamo ora nel buon senso di tutti".

mail: monica.autunno@ilgiorno.it