JESSICA CASTAGLIUOLO
Cronaca

L’ascensore rotto a Ferragosto. Pietro e Portos a zonzo forzato

"Fare le scale è un rischio, ma il cane deve uscire. Chiamo e mi ripetono che segnalano alla ditta...".

"Fare le scale è un rischio, ma il cane deve uscire. Chiamo e mi ripetono che segnalano alla ditta...".

"Fare le scale è un rischio, ma il cane deve uscire. Chiamo e mi ripetono che segnalano alla ditta...".

Nelle case popolari gestite da Aler in via Bellini, nel quartiere Giambellino, Pietro Dal Mas non vive solo. Con lui c’è Portos, il meticcio che un’amica gli ha affidato da circa un anno. Lei non riesce più a occuparsene. Ha un cancro. Entra e esce dagli ospedali. Pietro ha fatto il cameriere per metà della sua vita. Ora percepisce un reddito di inclusione. È invalido. Cardiopatico. Ma non si lamenta poi così tanto. Va avanti. Negli ultimi giorni, però, le cose si sono complicate e le disgrazie si sommano.

Abita al terzo piano, senza ascensore. Almeno da quando si è guastato e nessuno viene a ripararlo. Da quattro giorni, nella settimana di Ferragosto. Allora ha dovuto modificare la sua abituale routine, sotto il gran caldo d’agosto: "Uscire, devo uscire per forza. Il cane va portato fuori. Ma per me fare le scale è rischioso. Ogni tre scalini mi fermo e cerco di respirare", racconta. Ripetute chiamate al centralino. "Segnaliamo alla ditta", rispondono. Intanto Pietro si arrangia.

La spesa non la fa. Mangia un panino al bar. "La mattina esco un pò e me ne sto seduto sulla panchina, nel parco in piazza Frattini", racconta. Poi attende le 14, cammina lento verso il cancello e cerca di salire la rampa, con Portos al guinzaglio. Ripida, con gli scaloni piccoli e alti. "Per me, ma anche per molti altri inquilini che abitano nella palazzina, l’ascensore diventa vitale. Ci sono persone anziane, che fanno ancora più fatica di me a salire le scale".

Poteva andare peggio. "A casa mia sto bene, non c’è l’aria condizionata ma riesco comunque a trovare angoli di fresco. Qui ci abita gente per bene". Il problema, aggiunge "è che vivo chiuso in casa. Il quartiere è diventato invivibile. Un’altra residente nella palazzina, Liliana, entra nell’androne con i suoi due nipoti : "La vita qui è peggiorata molto. Criminalità, sporcizia. Non c’è sicurezza. Ci sentiamo abbandonati. Io non esco. Vivo sola, mi barrico in casa". La ditta che si occupa dell’ascensore risponde. "Segnaliamo alla ditta", rispondono.

J.M.C.