
Silvana Damato abitava in una palazzina popolare a Bruzzano. Pensionata, andava al parco a giocare a carte. I vicini: "Non invitava persone a casa". Potrebbe aver aperto la porta al suo assassino, sparito con le chiavi.
di Nicola Palma
e Marianna Vazzana
I quadretti appesi sul pianerottolo raffigurano un ruscello di montagna, una casa di ringhiera, ragazzini d’altri tempi che giocano sulla battigia. Evocano mondi che fanno a pugni con la realtà: a pochi centimetri, sulla porta ci sono i sigilli dei carabinieri. "Abitazione sottoposta a sequestro penale", si legge. È quella della sessantanovenne Silvana Damato, trovata morta nella vasca da bagno venerdì della settimana scorsa nel suo appartamento al sesto piano di via Bisnati 7, in una palazzina del Comune al quartiere Bruzzano. L’ipotesi che abbia avuto un malore è sfumata a poco a poco: la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio.
La donna era immersa per metà nell’acqua e con il volto rivolto all’insù. Addosso, la sua vestaglia e gli slip. Aveva i segni di una coltellata alla gola. Gli occhi tumefatti, forse come conseguenza di pugni. Così i vigili del fuoco l’hanno trovata la sera di venerdì scorso, 8 agosto, senza vita. Dai primi esiti dell’autopsia emerge che nessuna ferita sarebbe stata letale ma il fendente alla gola, sferrato con un coltello o con un oggetto appuntito, potrebbe aver causato un’emorragia interna, fatto che spiegherebbe perché dentro l’acqua non ci fosse sangue. L’altra ipotesi è che la donna sia stata colpita in un altro luogo e poi gettata nella vasca, riempita poi d’acqua forse per cancellare le prove o per inscenare maldestramente un suicidio. Non c’erano tracce di sangue neppure in casa (ma le stanze verranno esaminate con il luminol). Serviranno altri accertamenti anche per rilevare l’eventuale presenza di acqua nei polmoni. Attesi anche i risultati degli esami tossicologici.
L’ultima a vedere la signora Silvana viva è stata una sua vicina di casa, verso mezzogiorno di venerdì 8 agosto. "Mia moglie l’ha incrociata e si sono salutate" racconta Ferdinando Lombardo, che spiega anche quali fossero le abitudini della donna: "Ogni mattina prendeva la sua bicicletta e andava a fare colazione al bar sotto i portici, dove comprava anche il pane", in via Vincenzo Da Seregno all’angolo con piazza Giustino Fortunato. Poi, nel pomeriggio, frequentava la caffetteria “Sun Strac“ di fronte al laghetto del Parco Nord, dove giocava a burraco con alcuni amici. Sono stati loro, non vedendola arrivare e non riuscendo a contattarla, a dare l’allarme, venerdì scorso. "È stato un brutto pomeriggio. Nessuno di noi poteva immaginare una cosa del genere", dice Massimiliano Bignami, il gestore.
I pompieri hanno ricevuto la segnalazione attorno alle 18, quando i suoi amici hanno intuito le fosse successo qualcosa di grave. La donna infatti era attesa al parco, come sempre, nel primo pomeriggio per giocare a carte ma non si era presentata all’appuntamento e non rispondeva alle telefonate. Da qui svariati tentativi di mettersi in contatto con lei, anche fisicamente. Ma tutti inutili. Quindi la richiesta di aiuto. I pompieri sono arrivati in via Bisnati attorno alle 19. La porta era chiusa. Quindi hanno dovuto fare irruzione: così hanno scoperto il cadavere della donna. Per Silvana Damato non c’era più nulla da fare. Poi sono arrivati i carabinieri che hanno iniziato subito le indagini. Attorno non c’erano segni di lotta, la casa era in ordine. Ma c’è qualcosa che non torna: la porta era stata chiusa dall’esterno e le chiavi della signora non sono state trovate. Chi le ha fatto del male? "Non ce lo spieghiamo. Lei era sola, non aveva l’abitudine di invitare persone", continua Ferdinando. "Io la conosco da 40 anni, da quando siamo venuti ad abitare in queste case". Un agglomerato di palazzine popolari all’estrema periferia nord della città, tra via Vincenzo Da Seregno e il Parco Nord. È un mistero, anche perché la vita della sessantanovenne pare senza ombre: ex tabaccaia in Stazione Centrale, divorziata da tempo, madre di una figlia e nonna di due nipoti, le piaceva svagarsi giocando a carte e passeggiando.
Adesso, vicino al chiosco del “Sun Strac“ è appesa una foto con un messaggio: "Ti ricorderemo sempre. Amiche e amici del parco". Andrea Chemelli, dipendente del locale, descrive la signora come "una donna che amava la compagnia ma anche molto ingenua. Avrebbe aperto di sicuro la porta a un suo conoscente". Ed è verosimile che abbia fatto entrare il suo assassino.