
La folla composta ha voluto rendere l’ultimo omaggio nella camera ardente. Fra fiori, lacrime ed emozione, sfilano i vip accanto alla gente comune.
Un omaggio al creativo, all’artista. All’uomo. Il popolo di Re Giorgio si è messo in moto sin dalle prime ore del mattino, oltre seimila le persone che hanno voluto rendergli omaggio nella prima giornata di apertura della camera ardente, allestita nell’Armani Teatro di via Bergognone. E oggi si replica, sino alle 18. Un addio sobrio e solenne. Lanterne, fiori bianchi e tantissima commozione. Una folla di semplici cittadini (e anche diversi turisti stranieri) trasversale, anagraficamente.
Molti giovani, sotto i 30 anni. "Ha uno stile riconoscibile ed eterno anche per me", racconta Nicolas, studente della Iulm, in coda dalle 7 del mattino in via Bergognone, con la fidanzata. In mano regge un mazzo di fiori bianchi. "L’unico che ha pensato ad una linea a portata delle nostre tasche. Esperimenti in passato tentati da altri, ma poi abbandonati". Liliana, salentina di nascita, ma milanese d’adozione, interviene: "Ho quindici anni meno di Armani, quindi sono di un’altra generazione rispetto ai giovani oggi, ma eccoci qui tutti in coda per lui. Ho sempre vestito Armani, amato il suo stile sobrio e raffinato". Verso metà mattinata la coda si è allungata di qualche chilometro. Si procede lentamente, ma nessuno è disposto a fare retromarcia. Roberta è con un suo amico, Ivan. "È stata una persona rigorosa e generosa. Mancherà a tutti", dice. Ivan aggiunge: "Sono qui perché desidero rendere omaggio all’Armani imprenditore, artista, genio e filantropo. Oltre a lasciare un segno indelebile nell’universo della moda e a tenere alto il Made in Italy, ha fatto tanto per la città. Vedremo il Comune di Milano cosa gli dedicherà, spero che sia un grande tributo".
E proprio il sindaco Giuseppe Sala, fra i primi a raggiungere la camera ardente ieri mattina, ha dichiarato di essere "assolutamente favorevole all’iscrizione al Famedio" anche se naturalmente la proposta deve passare al vaglio di una commissione. "Però sarà rispettoso chiedere alla famiglia se la cosa fa piacere e se sì siamo ancora in tempo per farlo quest’anno".
Amato, Giorgio. "Dietro un’immagine a volte fredda si nascondeva un uomo con un grandissimo calore", aggiunge Sala sempre parlando con i cronisti. "Lui aveva vissuto le sue difficoltà e per questo capiva quelle degli altri".
"Grazie per avermi resa fiera di essere italiana", si legge in uno dei registri posti lungo il corridoio che conduce al teatro dov’è allestita la camera ardente. "Grata e felice di aver lavorato con lei", recita un altro messaggio. "Provo immenso affetto per i 20 anni trascorsi a lavorare con lei".
Insomma la città si stringe attorno al suo figlio più amato, ed è un invito, anche in vista del funerale che sarà privato, lunedì, a far giungere questo abbraccio corale nelle forme che i milanesei riterranno più opportune. Domani proclamato lutto cittadino e in tutte le sedi comunali la bandiera civica sarà esposta a mezz’asta. Per tutto il pomeriggio e fino alle 18 hanno proseguito le visite di tantissime personalità, amici e colleghi dello stilista: alle 9, tra i primi, stato John Elkann con la moglie, poi il ct dell’Olimpia Ettore Messina, il presidente di Federbasket Gianni Petrucci, gli ex primi cittadini Gabriele Albertini e Letizia Moratti. E ancora Carlo Capasa e Mario Boselli per Camera della Moda, Donatella Versace, che ha portato un mazzo di fiori bianchi, Matteo Marzotto, Federico Marchetti, ad di Yoox, primo unicorno italiano. Una lunga processione di volti noti anche dello spettacolo, da Beppe Fiorello a Simona Ventura, da Maria Grazia Cucinotta a Gabriele Salvatores che ricorda: "Quando il film Mediterraneo ha vinto l’Oscar cercavo uno smoking e tra tutti i tuxedo americani Giorgio Armani mi chiamò per regalarmi un bellissimo smoking blu che conservo ancora come una reliquia. Amava molto il cinema e il teatro e la cosa fantastica è che preferiva le persone alla moda: voleva fare loro qualcosa con cui si sentissero liberi". Addio, quindi, al grande stilista, ricordato da tutti come geniale, gentile, visionario. Senza dimenticare il mondo dello sport, per cui tanto ha voluto fare Re Giorgio fino all’ultimo. Ad accogliere le centinaia di persone in coda numerosi mazzi di fiori bianchi che hanno adornato i corridoi dello spazio progettato da Tadao Ando.
Poi, all’interno della sala che solitamente ospita le sfilate della maison, centinaia di lanterne di carta illuminate dalla luce delle candele e quel profumo di incenso che caratterizza ogni spazio firmato Giorgio Armani. Dopo le esequie ci sarà tempo e modo - spiegano dalla maison - di decidere se confermare le sfilate previste all’imminente Fashion Week. Ma Armani avrebbe voluto di si.
Stefania ConsentiAnna Giorgi