
Gli operai sono saliti sul ponteggio mentre erano in corso gli interrogatori nell’ambito del caso urbanistica
Il sospetto sollevato a livello sindacale è quello di un sistema di rapporti opachi nei subappalti, portato alla luce dalla protesta di un gruppo di muratori che hanno occupato l’impalcatura del cantiere, di fronte al Palazzo di giustizia, per chiedere il pagamento degli stipendi arretrati. Non un cantiere qualunque, perché i lavori riguardano la riqualificazione dello stabile in corso di Porta Vittoria 27, l’ex palazzo della Provincia di Milano, di proprietà dell’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, con committente dei lavori il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche per la Lombardia e l’Emilia Romagna. Un’operazione dall’importo di oltre 19 milioni di euro per il restyling della sede dell’autorità amministrativa indipendente, e una trentina di operai egiziani che per tre mesi non hanno ricevuto lo stipendio. Sono dipendenti di un’impresa con sede a San Martino in Strada, nel Lodigiano, la Ricca Edile Srl, che secondo quanto è stato possibile ricostruire erano stati distaccati presso la ditta Imprendo Italia, esecutrice.
I sindacati Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil avevano già segnalato alle autorità problematiche legate a quel cantiere, che ieri mattina sono esplose nella protesta degli operai. Mentre al settimo piano del Palazzo di giustizia erano in corso gli interrogatori preventivi nell’ambito delle indagini sull’urbanistica milanese, a carico tra gli altri dell’ormai ex assessore Tancredi e del “re del mattone“ Catella, loro sono saliti sui ponteggi nel cantiere dall’altra parte della strada. Sono intervenuti i vigili del fuoco e le forze dell’ordine. Una delegazione è scesa ed è iniziata una trattativa con i sindacati e le aziende nella sede dell’Ispettorato del lavoro. Nel pomeriggio, dopo aver ricevuto garanzie sul pagamento di arretrati per un importo di circa 30mila euro, anche gli altri muratori hanno abbandonato il presidio. "È ancora più grave il fatto che il committente sia la pubblica amministrazione – spiega Nino Trifone Radogna, coordinatore della Feneal Uil Milano e Lodi –. Evidentemente non ha vigilato su circostanze che, secondo noi, andrebbero approfondite". Il sindacato parla di un "gesto estremo che nasce da una situazione insostenibile, con contratti regolari solo sulla carta vista l’assenza di riscontri in cassa edile". La Feneal solleva quindi il sospetto di "un sistema di caporalato" nei subappalti. "È inaccettabile che nel 2025 si lavori in queste condizioni – denuncia –. Serve una vigilanza vera sui cantieri, controlli sistematici e trasparenza. Non possiamo più affidarci solo alle denunce disperate dei lavoratori". Interviene anche il consigliere regionale del Pd Paolo Romano: "In un Paese in cui degli operai sono costretti a protestare sui ponteggi del cantiere, il Governo non trova di meglio da fare che far approvare la riforma della separazione delle carriere".