REDAZIONE MILANO

Verso le Comunali. Calabresi si rafforza. In calo i profili politici

Il giornalista: "Milano? Troppo cara e inquinata"

Il giornalista e scrittore Mario Calabresi, uno dei nomi nella rosa del centrosinistra come candidato sindaco

Il giornalista e scrittore Mario Calabresi, uno dei nomi nella rosa del centrosinistra come candidato sindaco

L’inchiesta della magistratura sull’urbanistica ha cambiato lo scenario del toto-candidato sindaco nel centrosinistra? La domanda, da qualche giorno, rimbalza da una chat all’altra, soprattutto tra i dirigenti milanesi, ma non solo, del Pd e del centrosinistra. La risposta non è unanime, anche perché alle elezioni comunali milanesi mancano poco meno di due anni. Tanti, troppi, per dettare sentenze. Eppure nel mondo dem meneghino c’è chi è convinto che la bufera sull’amministrazione comunale – che è costata il posto all’assessore (tecnico) Giancarlo Tancredi, su cui pende ancora una richiesta di arresto, e l’iscrizione sul registro degli indagati al sindaco Giuseppe Sala – stia contribuendo, involontariamente, a far alzare le quotazioni di Mario Calabresi nel borsino virtuale del toto-candidato sindaco del Pd e del centrosinistra nella sfida per Palazzo Marino.

Perché? Il motivo è semplice. In uno scenario politico in cui in primis il Pd utilizza una parola d’ordine netta – discontinuità – candidare un esponente della società civile che nulla ha avuto a che fare con le ultime amministrazioni comunali progressiste sembra un valore aggiunto rispetto a profili politici come, ad esempio, quello del capogruppo del Pd in Regione Pierfrancesco Majorino, aspirante candidato sindaco.

Calabresi – figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso da Lotta Continua nel 1972 – è un giornalista e scrittore che mentre a Milano si edificavano grattacieli con semplici Scia è stato direttore della Stampa, di Repubblica e, dopo, ha fondato la società Chora Media che produce podcast. Insomma, un progressista, sì, ma non un politico che ha fatto parte delle amministrazioni comunali milanesi dal 2011 – l’anno della vittoria del sindaco di centrosinistra Giuliano Pisapia – fino ad oggi. A qualcuno non è sfuggito che lo scorso 15 luglio, il giorno prima che a Milano scoppiasse lo scandalo urbanistica con la richiesta di arresto nei confronti dell’assessore Tancredi e dell’immobiliarista Manfredi Catella – Calabresi abbia partecipato al programma di “Kilimangiaro on the road“ proprio per parlare della “sua“ Milano, in cui è tornato nel 2019, dopo aver vissuto in altre parti d’Italia e del mondo, tra cui New York. Cosa ha detto il giornalista in quell’occasione? "Questa Milano è più viva e più colorata rispetto al passato. Non si sente più la grande differenza con le altri grandi metropoli europee. Nel bene e nel male". E ancora: "A Milano nulla è mai fermo: questa idea mi piace".

Davanti alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che custodisce il Cenacolo vinciano, e guardando verso i grattacieli di CityLife, infine, Calabresi ha parlato della tradizione e del futuro di Milano: "È la chiave di lettura della città: questa tensione continua tra un’identità forte del passato che resta e una trasformazione continua. Una critica a Milano? È diventata troppo cara. Il motivo? Attrae tante persone. Ed è una città che avrebbe bisogno di un po’ meno inquinamento". Non proprio un programma elettorale, ma chissà.

M.Min.