Incendio via Antonini, il giallo: dalla corrente staccata all’alert mai partito

Fra le ipotesi l’incendio di una batteria al litio. Il proprietario dell’appartamento è ancora in Sicilia: "Non so dare spiegazioni"

Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano durante il sopralluogo con i vigili del fuoco in

Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano durante il sopralluogo con i Vigili del fuoco in via Antonini.

Dall’origine del rogo alla manutenzione dell’impianto antincendio, fino alle falle nella sicurezza della struttura. Tanti punti oscuri, e ancora poche certezze, nell’indagine della Procura di Milano sull’incendio che domenica ha devastato la Torre dei Moro in via Antonini, per fortuna senza provocare vittime fra i residenti. Accertamenti degli investigatori dei Vigili del fuoco, coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Marina Petruzzella, che si preannunciano lunghi e complessi.

La luce staccata

Quando il custode è entrato per innaffiare le piante nell’appartamento al quindicesimo piano, cinque giorni prima del rogo, non c’era corrente. La luce non si accendeva. Verosimilmente era stata staccata, prima di partire per le vacanze in Sicilia, dal proprietario, che non è ancora rientrato a Milano. Come si sarebbe innescato un eventuale cortocircuito? L’impianto elettrico degli appartamenti, dotato anche di un salvavita, consentirebbe in linea teorica di staccare la luce nelle stanze ma lasciare acceso il frigorifero, per evitare che si scongelino gli alimenti, o altri elettrodomestici. Il proprietario nei prossimi giorni verrà ascoltato dagli inquirenti. Al momento non avrebbe fornito possibili spiegazioni sull’accaduto. I dati di A2a sui consumi energetici dovrebbero dare una risposta definitiva sull’ipotesi del cortocircuito. Un picco di consumi corrispondente all’orario in cui è scoppiato l’incendio spazzerebbe via ogni dubbio.

La batteria al litio

Tra le ipotesi al vaglio anche quella dell’autocombustione di una batteria al litio che potrebbe aver preso fuoco nella casa, dando origine al rogo. Le batterie al litio, sempre più diffuse per dispositivi di uso quotidiano, hanno già dato origine a incidenti domestici, anche con gravi conseguenze. L’appartamento al quindicesimo piano, però, sarebbe stato vuoto da giorni, con la corrente staccata, come ha spiegato il custode agli inquirenti.

Il giallo dell’appartamento

In linea teorica non è possibile escludere l’origine dell’incendio in un altro appartamento in quel momento vuoto sullo stesso piano, che ne conta quattro. Un rogo iniziato magari sul balcone, per poi investire le case adiacenti.

Le falle nella sicurezza

"Abbiamo iniziato a sentire puzza di bruciato, a vedere il fumo, ma nessun allarme ha suonato". Lo hanno spiegato i condomini che domenica si trovavano in casa e sono riusciti a mettersi in salvo. Un altro elemento, quello della "evidente" mancata attivazione dell’alert, entrato nell’inchiesta della Procura con al centro le falle nella sicurezza del grattacielo, dopo che era già emerso che in molti piani le bocchette dell’impianto idrico antincendio non funzionavano. Era vuota, secondo i primi accertamenti, anche una vasca di contenimento dell’acqua. Per questo verranno analizzati tutti i documenti relativi alla realizzazione dell’impianto e alla manutenzione.

Materiali sospetti

Sotto la lente il materiale con il quale è stata rivestita la facciata, l’Alucobond, costituito da lamiere di alluminio e polistirene. Le fiamme che per un "effetto camino", a causa dello spazio di 15 centimetri che si trova tra il rivestimento esterno della struttura, il cappotto termico fatto di materiale non ignifugo, e la struttura portante, si sono propagate intaccando in un quarto d’ora tutta la facciata del palazzo, trasformato in una "torcia". Per questo sono stati repertati campioni delle lastre risparmiate dalle fiamme per verificare la qualità dei materiali, il rispetto delle misure di sicurezza e delle norme in vigore al momento della costruzione.

Una montagna di carte

I pm stanno acquisendo tutti i documenti relativi alla costruzione della torre, che verranno messi sotto la lente. I registri delle attività di manutenzione e revisione e i documenti relativi alla concessione edilizia che ha permesso alla Moro Real Estate di Alberto Moro di realizzare il grattacielo, la cui costruzione è terminata nel 2011. Carte che saranno utili agli inquirenti per avere i nominativi esatti delle società coinvolte nella realizzazione dell’edificio, dei responsabili dei lavori e dei progettisti. Nominativi utili per svolgere tutti gli accertamenti, anche con l’iscrizione nel registro degli indagati, sulle eventuali responsabilità.  

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