
Martina Parisi ha 22 anni ed è di Monza «Studio il linguaggio dei segni Valorizzo la diversità»
"Perché sono qui? Perché “love is love“, l’amore è amore. E lo dico da etero". Martina Parisi ha 22 anni, arriva da Monza e partecipa al Pride milanese insieme ad altri amici. "È giusto esporsi perché ciascuno abbia diritto di essere chi vuole: oggi non sfilano solo gli appartenenti alla comunità Lgbtqia+ ma anche eterosessuali", accanto a famiglie non solo “Arcobaleno“ e persone di varie età, mescolate in un fiume umano intergenerazionale. "Io – fa sapere la ragazza – studio il linguaggio dei segni: per me la diversità è una ricchezza, ciascuno può imparare dall’altro e nessuno deve sentirsi superiore. E questo vale per tutto, non solo per l’orientamento sessuale. Io ho visto da piccola, dal vivo, una persona che si esprimeva nel linguaggio dei segni e da allora ho desiderato imparare questa lingua anche io", per diventare un ponte che mette in relazione le persone. "Il mio sogno è lavorare con i bambini". Poco più avanti c’è una donna di 48 anni che dagli amici si fa chiamare Memole. "Io sono etero e single – racconta – e sono venuta da Bergamo per accompagnare un mio amico omosessuale. È il mio primo Pride. Io penso che la cosa più importante in assoluto sia il rispetto per l’altro. Il passo ulteriore è darsi da fare per gli altri. Io, da infermiera, ho fatto di questo la mia missione e non me ne pento: se ognuno di noi mettesse al primo posto il benessere altrui, staremmo tutti meglio. Ben venga il Pride, perché lancia questo messaggio durante un momento di festa. Mi piacerebbe che non ci fosse più bisogno di organizzare manifestazioni così, perché vorrebbe dire che tutti avrebbero gli stessi diritti. Ma purtroppo la strada è ancora lunga". A proposito di diritti, interviene Cristina, tra le famiglie arcobaleno: "Sono una donna omosessuale single, con due bimbe". Due gemelline di 6 anni che ieri hanno partecipato alla manifestazione per la prima volta, a fianco della madre. "Ci tenevo a far vivere loro questo momento, da condividere insieme a migliaia di altre persone. In testa c’è il tradizionale trenino delle Famiglie Arcobaleno", l’associazione che riunisce genitori omosessuali, che quest’anno festeggia 20 anni di vita.
"Dei passi avanti sono stati fatti, ma purtroppo anche dei passi indietro – sottolinea Cristina –. Di positivo, il fatto che la Consulta abbia stabilito che entrambe le madri possono riconoscere il figlio alla nascita. Prima invece risultava genitore solo la madre biologica. Diverso però è per gli uomini, perché la legge non permette il riconoscimento del figlio da parte di entrambi i padri, uno biologico e l’altro intenzionale. Le cose si sono complicate ancora di più quando la gestazione per altri è diventata reato universale".
M.V.