
Luci (ed ombre) a San Siro. Stando alle cifre dichiarate dai promoter, lunedì lo show di Marco Mengoni...
Luci (ed ombre) a San Siro. Stando alle cifre dichiarate dai promoter, lunedì lo show di Marco Mengoni ha archiviato al Meazza un’estate 2025 vicina al milione di spettatori. Cifra notevolissima che accende sulle prevendite 2026 una luce di ottimismo, a fronte di un’agenda in cui trovano posto già Eros Ramazzotti il 9 giugno, Irama l’11, Geolier il 13, Ligabue il 20, Max Pezzali l’11 e 12 luglio. Ancora da annunciare Tiziano Ferro e Jovanotti, probabile pure Tedua.
Decisamente più nutrita del 2025 la presenza di star internazionali: si parla del possibile ritorno Bon Jovi, già tra gli spalti nel 2013, e di The Weekend. Lavori in corso pure per il 2027, col ritorno di Laura Pausini, ma soprattutto di Vasco Rossi (non a caso assente in questa e nella prossima stagione) che sarebbe intenzionato a festeggiare i cinquant’anni di carriera con dieci concerti in quella che considera casa sua.
Per storia e blasone il Meazza è il tempio dei grandi concerti estivi (Taylor Swift lo mise come condizione per esibirsi in Italia), ma alcune scelte degli ultimi anni hanno finito con lo svilirne un po’ l’allure. Se infatti San Siro è il Wembley italiano, il paragone fra i cartelloni stride abbastanza: lì quest’anno si esibiscono Dua Lipa, Guns N’Roses, Linkin Park, Lana del Rey, Oasis, Blackpink e, per dieci sere, i Coldplay.
Tutti, presumibilmente, senza bisogno di rimpolpare le fila coi biglietti smerciati a 10 euro su misteriosi link spuntati dal nulla a pochi giorni dagli show come accaduto a Milano (e non solo). Diversa pure la trasparenza dei dati: quando a San Siro si gioca Inter-Milan al fischio d’inizio si conoscono numero di spettatori, di biglietti interi venduti, di biglietti ridotti, di abbonamenti; se ci cantano i Modà ci si deve attenere alle cifre comunicate (quando lo fanno) dai promoter senza alcun riscontro documentale.
Davanti ai giochi di prestigio sulle cifre dei dischi venduti di alcuni associati la Fimi, principale federazione dell’industria fonografica italiana, ha creato nel 2009 il sistema delle certificazioni per ufficializzare i dati di vendita di ogni registrazione musicale. Diversa la pulsione nel mondo del live dove, nonostante fatturati ben più alti della discografia, ci si continua a muovere in un contesto a volte opaco e poco rispettoso di un acquirente che ha diritto di sapere quanti biglietti sono stati venduti per gli spettacoli che va a vedere. E soprattutto di non ritrovarsi amici e amici degli amici con tagliandi gratuiti o a prezzo stracciato.