
Il museo di Leonardo sorge all’interno della Galleria Vittorio Emanuele con ingresso da piazza Scala
Milano – "La ricostruzione dei fatti fornita al pubblico è gravemente denigratoria nei confronti dell’amministrazione comunale, in quanto contiene affermazioni non corrispondenti al vero, omette di dare conto di molteplici circostanze, con congetture che gettano discredito sull’amministrazione nel suo complesso". Ecco la ragione che ha spinto la Giunta Sala a deliberare una denuncia per diffamazione nei confronti di Massimiliano Lisa, direttore del Museo Leonardo3, da mesi protagonista di un muro contro muro con Palazzo Marino per gli spazi in Galleria che ospitano la mostra permanente sul genio di Vinci.
Un contenzioso legale che ha vissuto uno snodo decisivo a fine maggio, quando il Tar ha respinto il ricorso della società AV srl, legittimando così la decisione del Comune di far decadere le concessioni d’uso dei locali nel complesso monumentale del Salotto. Una decisione che ha coinvolto direttamente Leonardo3, a cui AV ha affidato con la formula della "subconcessione" – e non della "collaborazione", secondo i giudici – le aree a uso "mostre". Dal canto suo, Lisa si è sempre opposto allo sfratto, arrivando anche a mettere in scena uno sciopero della fame per sensibilizzare l’opinione pubblica e lo stesso Comune sull’importanza di uno spazio espositivo da 270mila visitatori nel 2024.
Il 2 giugno, a tre giorni dal pronunciamento dei giudici amministrativi, il direttore del museo ha postato su Instagram un’intervista in cui ha risposto ad alcune domande sul caso: Lisa ha tirato in ballo, con tanto di nomi e cognomi, prima un alto dirigente del Comune, attribuendole frasi compromettenti che si sarebbe sentito dire nel suo ufficio, e poi "un personaggio che da trent’anni gestisce i rapporti tra la pubblica amministrazione e i privati in Galleria". Dichiarazioni, ancora disponibili on line, che alludono neanche troppo velatamente a trame poco chiare all’ombra dell’Ottagono.
Parole che Lisa ha ripetuto ai consiglieri del Municipio 1 durante un intervento nella seduta del 22 luglio, sostenendo che il Leonardo3 verrà "cacciato per favorire un privato" e parlando ancora una volta del presunto "facilitatore". Di più: ha accennato a spazi "concessi senza bando" e ipotizzato di conseguenza il reato di "turbativa d’asta". Appello finale: "Intervenite voi prima che intervenga la magistratura com’è successo con l’edilizia".
Accuse "lesive dell’immagine e della reputazione", nell’interpretazione del Comune, che ha denunciato Lisa partendo da un principio sancito dalla Cassazione: "Le espressioni denigratorie dirette nei confronti dei singoli appartenenti a un’associazione o istituzione possono, al contempo, aggredire anche l’onorabilità dell’entità collettiva cui essi appartengono". Da qui la legittimazione a rivolgersi alla magistratura "e alla successiva costituzione di parte civile".