MARIANNA VAZZANA
Cronaca

La folla a Palazzo Marino. Tra gli spalti fiducia e delusione. Protesta in piazza: "Dimissioni"

Pienone in aula, il pubblico si sistema anche in Sala Alessi per seguire i lavori in diretta sullo schermo. Fuori il presidio di Potere al popolo e altre realtà. Momenti di tensione all’ingresso, interviene la polizia .

Pienone in aula, il pubblico si sistema anche in Sala Alessi per seguire i lavori in diretta sullo schermo. Fuori il presidio di Potere al popolo e altre realtà. Momenti di tensione all’ingresso, interviene la polizia .

Pienone in aula, il pubblico si sistema anche in Sala Alessi per seguire i lavori in diretta sullo schermo. Fuori il presidio di Potere al popolo e altre realtà. Momenti di tensione all’ingresso, interviene la polizia .

di Marianna VazzanaMILANOLa tensione in piazza Scala è alta già un’ora prima che inizi il Consiglio comunale. Davanti al portone di Palazzo Marino si accalca una folla di decine di persone. Oltre le transenne si srotolano striscioni e si appoggiano cartelli a terra: è il presidio di Potere al popolo e altre realtà che senza mezzi termini chiedono le "dimissioni della Giunta Sala. L’unica salvezza per Milano è la città pubblica. No a palazzinari e speculatori". Accanto, rappresentanti di Milano in Comune auspicano invece che "ora la discontinuità arrivi sul serio: e quale azione migliore, per attuarla, se non quella di fermare la vendita di San Siro?", dice Gabriele Mariani. Questa la fotografia della piazza nel giorno dell’attesissimo discorso del sindaco Sala dopo il terremoto urbanistica. Intanto l’aula consiliare è stracolma, con tutti gli spalti occupati (c’è “pubblico amico“ ma anche chi attira l’attenzione indossando una maschera bianca e mostrando un cartellone con la scritta "Senza casa, senza volto, senza futuro, invisibili da un anno") e una parte di cittadini fatta accomodare in Sala Alessi per seguire i lavori in diretta sullo schermo.

La protesta fuori non si spegne e si sentono le urla provenienti dalla piazza: "Vergogna", "dimissioni". Il picco si raggiunge con 200 presenze. La tensione sale quando, prima e dopo il discorso del sindaco, circa cinquanta attivisti di Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Cambiare Rotta e altri gruppi si avvicinano all’ingresso ma subito la polizia in tenuta anti sommossa in presidio davanti a Palazzo Marino si schiera impedendo loro di entrare. C’è un piccolo contatto ma nessuno scontro, poi i manifestanti tornano in piazza e continuano a chiedere le dimissioni del sindaco. Intanto Beppe Sala spiega ai consiglieri e alla città che "le mie mani sono pulite. Tutto ciò che ho fatto si è sempre ed esclusivamente basato su ciò che ritengo essere l’interesse delle cittadine e dei cittadini". Poi l’assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi annuncia di avere già rassegnato le dimissioni.

Che ne pensano i milanesi presenti? C’è una spaccatura. C’è chi applaude Sala e chi scuote la testa. "Io sono rimasto deluso – fa sapere Giuseppe, cinquantottenne – perché mi sarei aspettato maggiore chiarezza da parte del primo cittadino. Premetto che alle ultime elezioni non ho votato né per Sala né per uno dei suoi avversari, perché non mi sentivo rappresentato da nessuno. Non mi aspettavo le sue dimissioni ma avrei auspicato che entrasse di più nel merito delle vicende. I consiglieri del Pd comunque lo hanno difeso e questo lascia intendere che la fiducia ci sarà per le questioni più importanti". Come l’operazione San Siro, che slitterà settembre. "Io dico che vendere il Meazza e abbatterlo non è accettabile – sottolinea Vincenzo D’Andrea, che lavora all’aeroporto di Linate –. San Siro deve essere riqualificato per poter competere con gli altri grandi stadi internazionali ma di sicuro non va demolito perché è patrimonio storico e culturale della città. Poi io dico che Milano non ha bisogno di altri grattacieli: piuttosto, di verde “vero“ e non di facciata".

Elvira Cossu, settantottenne, che nella vita ha lavorato in ambito amministrativo, dice di avere ancora fiducia nel sindaco. "Io l’ho votato e vorrei che rimanesse. Però vorrei un segnale di cambiamento, a cominciare da una maggiore attenzione ai problemi della gente. Non commento questioni complesse, dico solo che non bisogna mai essere ricattabili, né dalle squadre e né dall’edilizia privata".

E se Alessandro Rossi, ventiduenne che studia Relazioni internazionali e che sogna la politica ("mi sono già candidato con il Pd alle amministrative di Como e poi alle regionali"), dice di essere "rimasto positivamente colpito dal discorso di Sala perché ho ritrovato in lui lo stesso entusiasmo del 2016", altri, come Daniela Salvetti, che lavora per un ente di certificazione, avrebbe voluto "le dimissioni del sindaco. Perché la città è allo sbando. Non c’è sicurezza, non c’è attenzione alle periferie e ai più fragili. Basti guardare i mezzi pubblici: le fermate dei tram che portano in periferia, e penso in particolare alla zona Mecenate, si sono dimezzate".