Milano - Tutti d’accordo. O quasi. La Prima della Forza del destino convince la stragrande maggioranza del pubblico scaligero del 7 dicembre. Eccezion fatta per qualche buu sul proscenio al soprano superstar Anna Netrebko, anche se le opinioni pressoché unanimi sulla sua prestazione di altissimo livello e il passato di ovazioni al Piermarini lasciano pensare che quella mini-contestazione sia legata più alle sue origini che all’esibizione nei panni di Leonora.
Ne è convinto il sovrintendente uscente Dominique Meyer, che a caldo commenta: “È stata buata perché è russa. Non apprezzo che uno spettacolo sia preso in ostaggio così. Non c’è una Netrebko in ogni generazione, se abbiamo la fortuna di averla qua in teatro bisogna essere calorosi e applaudirla”. E ancora: “Ho incontrato la Netrebko poco fa, lei è molto forte e non si lascia toccare da questo”, prosegue Meyer, spiegando che “non ci si può nascondere dietro un dito sempre… lo trovo molto ingiusto, lei è una cantante di qualità che dà tantissimo alla Scala e siamo consapevoli di quello che abbiamo. Se un’opera come questa non è alla Scala da così tanto tempo e alla Prima ci sono motivi: non ci sono sempre cantanti adeguati” mentre “la Netrebko lo è”. Chiosa finale: “Quando abbiamo la fortuna di avere una generazione come questa, diciamo grazie a Dio e alla natura”. Dal canto suo, la diretta interessata liquida così la questione: “Non ci sono stati buu dopo le mie arie”.
Polemica a parte, lo spettacolo diretto dal maestro Riccardo Chailly e allestito dal regista Leo Muscato conquista la platea, che saluta i protagonisti con dodici minuti di applausi (uno in meno del Don Carlo di dodici mesi fa). In Palco reale, c’è la senatrice a vita Liliana Segre al posto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Parigi per la riapertura di Notre-Dame dopo i maxi restauri: “Mi è piaciuta molto”, dirà alla fine la testimone della Shoah e melomane doc, affiancata nel parterre du roi da Chiara Bazoli, compagna del sindaco Giuseppe Sala, e da Laura De Cicco, moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa. Un passo di lato per una prima fila tutta al femminile.
“Uno spettacolo straordinario, è il mio giudizio sincero e onesto. Un’opera straordinaria, cast stellare. Molto belle le scene e i costumi. Oggi sono felicissimo, mi spingerei a dire che nelle mie ormai nove Prime della Scala da quando sono sindaco questa è stata quella che mi è piaciuta di più”, il commento del primo cittadino e presidente della Fondazione. Per Sala, le 3 ore e 53 minuti di spettacolo lasciano “un messaggio legato alla contrapposizione tra amore e guerra. L’amore fa sempre fatica a trionfare, ma alla fine resiste”. “Credo che Verdi e il librettista abbiano voluto dare una speranza. Credo che il finale sia di speranza e di religiosità, quindi non è tanto un inno alla pace o alla guerra, ma alla speranza”, l’opinione di La Russa. Che dà un “9” come voto alla rappresentazione che ha aperto il cartellone 2024-25 del Piermarini, come non succedeva dal lontano 1965.
“Mi è piaciuta la musica, stupende le interpretazioni, meravigliose, e poi la scenografia. Sempre emozionante, io ne ho fatte tante e questa mi è piaciuta più di molte altre. La qualità degli interpreti è stata altissima, un gran successo, un’opera portentosa – conviene il ministro della Cultura Alessandro Giuli a sipario chiuso –. Una serata portentosa, tutto meraviglioso”. L’opera “mi è piaciuta tantissimo, il secondo e il terzo atto sono stati una cosa mitica. Mi è piaciuta la potenza, la capacita e lei. La cosa che mi è piaciuta di piu è stato il dialogo tra i due, la cosa che mi ha emozionato di più”, il parere del presidente della Regione Attilio Fontana. E i fischi finali per qualcuno? “Non tutti possono essere contenti, vediamo sempre il bicchiere mezzo pieno”.