SIMONA BALLATORE
Cronaca

Dalle storie ai numeri. Il 12% delle vittime studia: "Non è uno scherzo: la violenza va denunciata"

La responsabile del Cav Bronzini: "Troppo spesso si tende a minimizzare. Giusta la severità dell’ateneo. Serve più consapevolezza anche sul linguaggio". I dati della rete milanese e del centro di Lambrate e il coraggio di chiedere aiuto.

La responsabile del Cav Bronzini: "Troppo spesso si tende a minimizzare. Giusta la severità dell’ateneo. Serve più consapevolezza anche sul linguaggio". I dati della rete milanese e del centro di Lambrate e il coraggio di chiedere aiuto.

La responsabile del Cav Bronzini: "Troppo spesso si tende a minimizzare. Giusta la severità dell’ateneo. Serve più consapevolezza anche sul linguaggio". I dati della rete milanese e del centro di Lambrate e il coraggio di chiedere aiuto.

di Simona Ballatore

"Troppo spesso si tende a minimizzare comportamenti offensivi o violenti etichettandoli come “goliardia“. Ma quando c’è un’asimmetria di potere e una persona viene sistematicamente derisa, umiliata o isolata, non si tratta di uno scherzo: è violenza. E come tale va riconosciuta e denunciata". Sofia Leda Salati, pedagogista, dirige il Centro antiviolenza “Ersilia Bronzini” della Fondazione Asilo Mariuccia. Sotto la lente l’ultimo caso arrivato al Tar, con quattro studenti colpiti da provvedimento disciplinare (dovranno attendere un anno per diplomarsi in Bocconi) per una chat ad alto contenuto sessista con al centro una compagna di Master.

Per due di loro, che hanno presentato pure ricorso (rigettato), era un "un gioco dettato dal clima goliardico"...

"La studentessa, oggetto di gravi allusioni sessuali e minacce, ha fatto bene a segnalare l’accaduto alla sua università. È altrettanto significativo che l’ateneo abbia riconosciuto la gravità dell’episodio e sia intervenuto con provvedimenti seri. Dal nostro osservatorio emerge che molte studentesse faticano a riconoscere la violenza in comportamenti simili da parte di coetanei. Il gesto di questa ragazza rappresenta un esempio importante di consapevolezza e autodeterminazione".

Si sono rivolte a voi diverse studentesse?

"La Fondazione Asilo Mariuccia opera da sempre nell’ambito della tutela di donne e minori vittime di maltrattamenti, con particolare attenzione alle madri con figli. Da un anno e mezzo, il Centro Ersilia Bronzini è accreditato come Centro Antiviolenza. La sua collocazione, tra Lambrate e Piola, lo pone in un’area di confine tra il quartiere universitario e zone più periferiche, influenzando la composizione dell’utenza. Nell’ultimo anno si sono rivolte al nostro centro circa cento donne, tra i 24 e gli 80 anni, con una prevalenza nella fascia 30–40 anni. I dati della Rete Antiviolenza di Milano indicano che la fascia più rappresentata è quella tra i 40 e i 49 anni. Le studentesse costituiscono circa il 12% dei casi".

Qual è il profilo delle vittime?

"La violenza di genere è un fenomeno trasversale, che coinvolge donne di ogni età e condizione socio-economica. Tuttavia, alcune variabili possono incidere sull’emersione dei casi, rendendola più complessa. Nel nostro Cav, il 40% delle donne accolte è di nazionalità italiana, nella rete cittadina la percentuale sale al 62%. Le principali nazionalità delle donne che si sono rivolte a noi sono: italiana, peruviana, colombiana, bengalese, egiziana e centroafricana. Il 70% ha figli, in diversi casi si tratta anche di minori esposti a violenza assistita, che richiedono un intervento specifico. Solo il 20% delle donne accolte risulta completamente autonoma dal punto di vista economico. Nel 35% dei casi, l’autore della violenza è il marito o il convivente"

Tra le studentesse, quali sono i campanelli d’allarme e le situazioni in cui vi imbattete?

"Alcune studentesse riferiscono di essere seguite o insistentemente avvicinate da coetanei, nonostante abbiano espresso la volontà di non intrattenere rapporti di amicizia. Altre segnalano avances fuori contesto, contatti fisici non consensuali, pressioni psicologiche o molestie verbali, anche in situazioni apparentemente informali come lo studio a casa di un compagno. Non mancano episodi di bullismo agito in gruppo, né situazioni di violenza psicologica o fisica che, nel contesto accademico, le ragazze possono esitare a denunciare. È significativo che, in molti casi, siano le amiche a svolgere un ruolo fondamentale, incoraggiandole a rivolgersi a un Centro Antiviolenza".

Le università si stanno attivando con corsi e sportelli. Serve più consapevolezza anche sul linguaggio violento?

"Il tema del linguaggio è complesso e richiede un’attenzione costante. È fondamentale investire nella diffusione culturale dei temi di contrasto alla violenza di genere, affinché si sviluppi una maggiore consapevolezza sull’impatto delle parole e dei comportamenti. Troppo spesso, discriminazioni e offese vengono minimizzate o banalizzate come semplici ‘battute’, e si tende a spostare la responsabilità sulla vittima anziché sul responsabile. Contrastare queste dinamiche è essenziale per prevenire e affrontare la violenza di genere in modo efficace".