
Omar Zin 49 anni in una delle ultime immagini che ha postato sul suo profilo Facebook: lo si vede accanto a un orso
Ferno, 6 luglio 2025 – L’attesa per il rientro in Italia a Ferno della salma di Omar Zin, il motociclista di 49 anni morto tragicamente in Romania dopo essere stato aggredito da un’orsa, è dolorosa per i familiari che vivono lo strazio per la sua perdita. Già avviate le pratiche per il rimpatrio, attendono le autorizzazioni dalle autorità, “speriamo di riportare a casa Omar il più in fretta possibile” dicono.
Nessuno poteva pensare che il viaggio in Romania, lungo suggestivi itinerari nella natura, potesse essere l’ultimo per il quarantanovenne, l’unico che non potrà raccontare come faceva ogni volta al suo ritorno a casa, il ricordo nelle fotografie e nei video postati sul profilo fb, immortalati anche gli orsi incontrati lungo il percorso. Una morte assurda, causata dall’aggressione dell’animale, una tragica fine che chi ha conosciuto il quarantanovenne motociclista giramondo fa fatica ad accettare.
Lo ripetono la sorella, Barbara, gli amici, tanti e i colleghi di lavoro, “una tragica fatalità”. Omar era un viaggiatore attento, ribadiscono gli amici, “prudente, ha affrontato nei suoi giri per il mondo itinerari difficili e sempre senza problemi, nulla era lasciato al caso, non cercava l’avventura perché a muoverlo era l’amore per i viaggi, per la natura, era la voglia di conoscere”.

Dall’altro giorno ai familiari, il papà Paolo, la sorella Barbara stanno arrivando tante manifestazione di vicinanza e affetto, la conferma di quanta gente volesse bene a Omar, che resta nel cuore come “l’amico di tutti” per il carattere aperto e la simpatia che subito sprigionava.
Per questo ad addolorare i familiari e gli amici sono i post offensivi e irrispettosi pubblicati dai ’leoni da tastiera’ contro il quarantanovenne. A loro risponde un collega ed amico, Giacomo Pedrinazzi sul profilo Facebook di Zin: “Vorrei provare a scrivervi due righe sull’uomo che oggi viene denigrato da molti. Omar era una persona solare, socievole e nel suo ambito un grande amicone di tutti nonché un grande ed esperto lavoratore del nostro mondo, l’aeroporto. Ora è arrivato il momento di avere rispetto, per l’uomo, per la sua morte”.
Continua: “Nel dolore il mio vuole essere un accorato appello a lasciare a chi di dovere le accurate indagini, mentre noi tutti rivolgiamo ad Omar il nostro addio, ricordando chi era quel ragazzo che oggi piangiamo e portiamo nel cuore. Spero che il mio messaggio entri nei vostri cuori”. Silenzio e rispetto per Omar, cittadino del mondo.