Milano, 28 novembre 2024 – "Non si può dire che Milano sia una città fuori controllo". Così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi uscendo dalla prefettura di Milano dopo la "proficua" riunione dopo gli incidenti del Corvetto. “Nessun segnale va sottovalutato”, ha aggiunto il ministro.
La riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza di Milano era stata convocata per le 11 dal prefetto Claudio Sgaraglia dopo i disordini di domenica sera, a seguito della morte di Ramy Elgaml, sbalzato da uno scooter inseguito dai carabinieri. Presenti, oltre al prefetto e al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, il sindaco Giuseppe Sala e il questore Bruno Megale. Un incontro urgente per evitare il rischio che altri quartieri cittadini densamente popolati da giovani di origine straniera si riversino in strada per protestare contro la morte del giovane egiziano.
Il ministro Piantedosi
Al quartiere Corvetto "nel corso di quest'anno sono stati svolti più di 40 servizi ad alto impatto, 162 arresti". A dirlo è stato ancora il ministro dell'interno, Matteo Piantedosi. "Cito il Corvetto perché è salito ai fasti della cronaca, ma si potrebbe moltiplicare anche per gli altri quadranti in una città dove le forze di polizia fanno il loro dovere in sinergia con le altre istituzioni". E "questo ci tengo sempre a dirlo, che non significa negare l'importanza di certi fenomeni: l'area metropolitana di Milano registra alcune particolarità come quasi il doppio della media nazionale della presenza di cittadini immigrati, il 65% circa di reati commessi dagli immigrati e questo non perché ci sia un vocazione naturale da parte degli immigrati, ma perché si tratta di fasce di società che vanno ad alimentare maggiore possibilità di emarginazione", ha aggiunto. "Sono fenomeni che vanno seguiti e ai quali noi intendiamo riservare tutta l'attenzione che merita la seconda città più importante insieme a Roma del territorio nazionale".
Incalzato sulle somiglianze con analoghi disordini nelle banlieu di Parigi, il titolare del Viminale ha risposto che "oggettivamente credo sia molto esagerato assimilare per questioni di numeri, tuttavia sono segnali che non vanno sottovalutati". "Chi immagina che l'integrazione passi semplicemente attraverso il rilascio di un foglio di carta, di un permesso di soggiorno e quindi solo di una decretazione formale sbaglia perché questi episodi dimostrano che il tema dell'integrazione passa attraverso dinamiche per le quali non basta essere munifici con il rilascio di titoli di soggiorno - ha sottolineato - Sarebbe molto comodo per noi responsabili istituzionali lavarci la coscienza rilasciando permessi di soggiorno e poi dicendo 'abbiamo fatto quello che dovevamo fare e adesso scatterà l'integrazione'. Perché non è così: sono fenomeni di grande complessità".
Le parole di Sala
Al termine dell’incontro ha parlato anche il sindaco Beppe Sala. ''Non mi spingo a dire che Milano è una città sicura e non ha problemi – ha commentato il primo cittadino – ma non serve a nulla crocifiggere questa città, che sta facendo uno sforzo per un modello che non è del centrosinistra, ma che caratterizza tutte le città internazionali''.
''Da gennaio ci saranno 600 nuovi rappresentanti delle forze dell'ordine tra polizia, carabinieri e guardia di finanza. Ci è stato garantito, ed è finalmente una notizia molto importante, che 600 sono addizionali rispetto ai ripristini del turn-over, quindi saranno in più''.
Il vertice
Un vertice che ieri pomeriggio il sindaco, pur senza svelare giorno e ora, aveva preannunciato, quando i cronisti gli hanno chiesto come si potesse far scendere la tensione al Corvetto: “Ne parleremo con la Prefettura, la Questura e il ministro dell’Interno. Ho parlato con il prefetto. Se il ministro viene a Milano, sono contento, perché è qualcosa che dobbiamo affrontare insieme. Se sono stati fatti degli errori, ci saranno conseguenze”.
Dal punto di vista politico, Sala si è detto “preoccupato” per la situazione al Corvetto, sottolineando che “le regole vanno rispettate”, ma ha rispedito al mittente, cioè al centrodestra, le accuse sulle periferie fuori controllo a causa dell’immigrazione: “Quello che è successo non ci fa deviare dalla rotta. Capisco che alla destra piaccia fomentare queste situazioni, ma io sono qui a dire che la nostra città continuerà ad essere accogliente”.
Sala: “Inviteremo a Palazzo Marino i parenti di Ramy”
In mattinata, il padre di Ramy ha detto: “Siamo lontani da quanto accaduto l’altroieri sera e ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l’Italia. Abbiamo fiducia nella magistratura italiana, e non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti, ringraziamo tutti per la loro vicinanza, soprattutto gli italiani: mio figlio ormai era più italiano che egiziano”.
“Ho apprezzato le parole del padre e della fidanzata di Ramy – ha commentato Sala –. Li inviteremo a Palazzo Marino perché hanno detto cose molto giuste e belle”. L’incontro nella sede del Comune potrebbe avvenire presto. Sarebbe un momento per dimostrare che un dialogo concreto tra le istituzioni e le famiglie dei migranti è possibile.
Fontana: “Nessuno fomenta, accusare è inutile”
Il ministro e leader della Lega Matteo Salvini, intanto, ha nuovamente affondato il colpo: “Il problema delle baby gang, delle seconde generazioni non integrate, è un’emergenza nazionale”. E il governatore lombardo Attilio Fontana ha fatto un parallelismo con le banlieue parigine: “Ci sono giovani che non si integrano e manifestano la rabbia con forme di ribellione preoccupanti”. E stamattina ha aggiunto: “Sono dell'opinione che bisogna prendere atto di un'incapacità di integrare alcune persone, alcune fasce dell'immigrazione. Fintanto che si cercano di scaricare le responsabilità non si va da nessuna parte. Nessuno fomenta, chi ha fomentato qualcosa? Loro hanno evidentemente deciso questa sorta di ribellione perché evidentemente hanno delle difficoltà ad integrarsi e difficoltà a trovare un equilibrio nelle loro vite".