ANDREA GIANNI
Cronaca

Il professor Enzo Ciconte e il caso ultras: “Milano non chiuda più gli occhi, ora i clan puntano ai Giochi 2026”

Il docente spiega perché, a suo parere, la criminalità organizzata è interessata allo sport: “Sono partiti dalla Calabria, acquistando piccole società per aumentare il consenso sociale. Poi sono arrivati ai piani alti, ma il modello è identico”

Enzo Ciconte è un saggista e docente di Storia della criminalità organizzata

Enzo Ciconte è un saggista e docente di Storia della criminalità organizzata

Milano, 19 giugno 2025 – Le condanne in primo grado di ultrà ed ex capi delle curve di San Siro, con pene complessive per quasi 90 anni di carcere. La scena dei milanisti in presidio, per esprimere solidarietà a Luca Lucci e agli altri finiti alla sbarra, mentre nell’aula bunker veniva letta la sentenza.

“Milano non deve tornare a chiudere gli occhi – spiega Enzo Ciconte, studioso di lungo corso dei clan e docente di Storia della criminalità organizzata all’Università di Roma Tre – perché la criminalità organizzata non è di certo sconfitta, la Lombardia continua a essere terra di conquista soprattutto per la ’ndrangheta e bisogna porre la massima attenzione sulla prossima partita, le Olimpiadi invernali del 2026”.

L’inchiesta ha decapitato i vertici delle tifoserie organizzate e ha fatto emergere i legami con la ’ndrangheta. Quali considerazioni possiamo trarre dopo la sentenza?

“È di sicuro una sentenza importante, che conferma anche rapporti malati nel mondo del calcio. Sono emerse cose incredibili, una vicenda milanese che rispecchia quello che avviene in tante altre città. Non dimentichiamo che a Roma c’è stato il caso Diabolik, l’omicidio di Fabrizio Piscitelli del 2019”.

I tifosi si sono riuniti in presidio, manifestando la loro solidarietà ai condannati. Come legge questo gesto?

“Non mi stupisce perché i criminali hanno sempre chi fa il tifo per loro, hanno i loro amici, nel calcio ma anche in tanti altri ambienti, dove però le manifestazioni non sono alla luce del sole. Ora bisogna stare attenti a non commettere gli stessi errori del passato”.

Quali?

“Pensare che il problema sia risolto, tornare a chiudere gli occhi come è successo dopo le stragi di mafia degli anni ’90 e dopo l’operazione Crimine-Infinito in Lombardia”.

Quando è iniziata l’infiltrazione dei clan nel calcio?

“È iniziata piano piano, dalla Calabria, dove comprando piccole società si crea consenso sociale. Da lì, nel silenzio, sono arrivati ai piani alti, ma il modello è identico”.

Da parte delle società sportive c’è una presa di coscienza?

“Lo spero, e mi auguro che vengano messe in campo contromisure reali ed efficaci”.

Su quali settori dell’economia sta puntando la ’ndrangheta a Milano e in Lombardia?

“Su tutti i settori dove è possibile fare denaro, nessuno escluso, perché le cosche vivono di soldi e potere. Nel 2026 si aprono le Olimpiadi Milano-Cortina. Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi, perché quando girano soldi e appalti i criminali arrivano come api sul miele. Servono interdittive antimafia, segnalazioni delle banche su operazioni sospette, un controllo più efficace da parte di professionisti come i notai”.