di Anna GiorgiMILANOIl Beccaria, più che un carcere con funzione di rieducazione del condannato, era un "lager per minori". Un quadro "disumano" nei metodi di tortura usati dalle guardie, emerge dalle carte con cui la procura ha chiesto l’incidente probatorio per cristallizzare le testimonianze delle 33 vittime. Nel fare questa richiesta al gip, i pm hanno scoperto le carte e, quindi, parte delle accuse su 42 gli indagati a vario titolo per maltrattamenti aggravati, lesioni, tortura e falso. La maxi inchiesta aveva preso il via nell’aprile dello scorso anno quando erano stati arrestati 13 agenti di polizia penitenziaria, mentre 8 erano stati sospesi. Tra i 42 indagati, ci sono le due ex direttrici del Beccaria: Cosima Buccoliero e Maria Vittoria Menenti, accusate di condotte omissive. C’è anche Raffaella Messina, per un periodo facente funzioni di direttrice dell’istituto e responsabile del centro di prima accoglienza. Tutte e tre sono indagate per non aver vigilato e per aver "omesso di impedire le condotte reiterate violente e umilianti", attuate dagli agenti della Polizia Penitenziaria a loro sottoposti, nei confronti di detenuti minorenni. Tutti sapevano che al Beccaria "era normale essere picchiati", come emerge dalle intercettazioni agli atti della inchiesta. Le carte raccontano bene "il sistema" di violenze che erano diventate "metodo educativo per i ragazzini detenuti", avallate e in taluni casi "agevolate" dagli apicali. Oltre alle a tre direttrici sono indagati il coordinatore sanitario, Vittorio Ninno, la dottoressa Tetiana Prykhodko, il coordinatore degli infermieri, Daniel Tudorescu.Per loro l’accusa è di aver redatto "referti falsi o concordati con gli agenti di polizia penitenziaria per nascondere le lesioni riportate dai detenuti". Inoltre gli indagati "hanno omesso di attivare qualsiasi segnalazione o intervento – scrivono le pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, con l’aggiunta Letizia Mannella – per impedire il verificarsi di condotte violente e umilianti all’interno della struttura". La contestazione dei pm agli apicali si basa sull’articolo 40 del codice penale per cui "non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo".Tra gli episodi contestati nelle carte c’è lo "svenimento di un detenuto picchiato con la testa contro il muro", "l’isolamento di un ragazzo per 10 giorni lasciato nudo e senza effetti personali", un altro minore colpito con una scarpata in volto che gli ha provocato una emorragia oltre a lasciargli il segno della suola. La maggior parte degli altri indagati sono agenti della penitenziaria, accusati di aver sottoposto i ragazzi a "ripetute violenze psicologiche e fisiche e umiliazioni". Soltanto un indagato deve rispondere anche di violenza sessuale. La guardia, una notte entrò nella cella del detenuto e si infilò nel suo letto minacciandolo per obbligarlo ad un rapporto sessuale. Come emerge dalle carte nella quotidianità si passava dallo "schiaffo educativo, alla tortura, lesioni, sputi, minacce, calci, pugni, bastonate, cinghiate". Agenti che in gruppo, anche di venti, infierivano su ragazzini ammanettati dietro la schiena, "perché così era impossibile per loro parare i colpi con le mani".
CronacaAbusi nel carcere Beccaria: "Umiliazioni senza fine". Indagati anche gli ex vertici