Julia Ituma, favola spezzata del volley. La mamma vola a Istanbul: “Voglio vedere con i miei occhi”

Il legame strettissimo con la famiglia: la madre Elizabeth è arrivata in Turchia. Nel quartiere milanese dove è cresciuta tutti la conoscevano

La pallavolista Julia Ituma

La pallavolista Julia Ituma

“Julia l’ho vista crescere. Conosco Elizabeth, la sua mamma, da più di 20 anni. Non riesco a credere che non ci sia più". Ha gli occhi lucidi e le labbra tremanti Mamadou Diane, commerciante senegalese di Milano, la città in cui Julia Ituma era nata da genitori nigeriani. Un metro e 92 di altezza, fisico atletico, non passava inosservata.

La giovane promessa della pallavolo azzurra viveva vicino al negozio di Diane in piazzale Nigra, nel quartiere Bovisa, in un palazzo signorile insieme alla mamma, al papà, alla sorella maggiore Vanessa e al fratellino quindicenne. Diane non si dà pace, vuol sapere di più, vuole porgere le sue condoglianze alla famiglia e offrire tutto il suo conforto.

Nel pomeriggio, la mamma di Julia gli invia un messaggio: "Sono in aeroporto. Sto andando a Istanbul, voglio vedere con i miei occhi cosa è successo" mentre sui siti e in tv scorrono le immagini delle telecamere dell’hotel turco che mostrano la ragazza seduta nel corridoio dopo aver parlato a lungo al cellulare, pensierosa e con la testa sulle ginocchia, prima di rientrare in camera. Per i media locali si è uccisa gettandosi dalla finestra del sesto piano. Ma sono in corso le indagini e al momento nessuna ipotesi è esclusa.

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“Davvero è successo questo? Era una ragazza molto tranquilla e seria. L’ho vista un mese fa per l’ultima volta: mi ha salutato mentre andava alla fermata del bus. Chi avrebbe mai immaginato una cosa del genere? Sono sconvolto", conclude Mamadou.

Incredulo anche il primo allenatore di Julia Ituma: Claudio Rocca, della Polisportiva della parrocchia San Filippo Neri, che subito si è reso conto del suo potenziale immenso. Un talento che brillava già quando aveva 11 anni. "Le sue doti fisiche erano evidenti, soprattutto la potenza e la capacità di saltare sempre più in alto di tutte le altre: alle prove per entrare nella squadra Club Italia è arrivata a 3,35 metri". Sorride pensando a quella ragazzina "che a 13 anni – racconta – portava il 46 e mezzo di piede. Un corpo da futura campionessa per una bambina timida, che di età era la più piccola. Ma era determinata, sapeva ciò che voleva e lottava per ottenerlo. La famiglia l’ha sempre appoggiata, immaginando che la pallavolo sarebbe stato il suo mondo".

Senza tralasciare la scuola. Dopo le medie, il liceo scientifico Ettore Conti, che ha frequentato fino all’anno scorso (al quarto anno) per poi prepararsi alla maturità conciliando lo studio con i suoi impegni di atleta professionista. I suoi compagni ora "sono scioccati. Soprattutto le amiche. Dobbiamo lasciare loro il tempio di elaborare l’accaduto, poi penseremo alla commemorazione", dice una professoressa fuori da scuola. "Era in classe con me – aggiunge uno studente – e posso dire solo che Julia non preferiva una materia in particolare. La sua vita era la pallavolo".

Dopo l’esordio con l’oratorio, a 14 anni è passata al Club Italia. Poi ha giocato a Roma per il Volleyrò Casal De’ Pazzi, che sui social la ricorda "come un’atleta seria, professionale, orgogliosa di indossare la nostra maglia". La scorsa estate, il passaggio all’Igor Gorgonzola Novara.

In maglia azzurra la giovane aveva conquistato la scorsa estate l’Europeo Under 19, dopo essere stata nel 2021 vice campionessa del mondo con la Under 18. "Con lei c’erano tutti i presupposti per arrivare lontano: muscolosa, alta, saltatrice, di una ’potenza esuberante’", commenta Marco Mencarelli, direttore tecnico delle squadre nazionali giovanili femminili della Federazione italiana pallavolo, che è stato suo allenatore.

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