Cavo d’acciaio in mezzo alla strada a Milano, chiesto il giudizio immediato per Alex Baiocco e Michele Di Rosa

L'istanza di mandare a processo i due giovani senza celebrare l'udienza preliminare, è stata avanzata dal pm, titolare dell'indagine che ha portato in carcere il 24enne e ai domiciliari l'amico 18enne con l'accusa di blocco stradale

Milano, 6 febbraio 2024 – Giudizio immediato per Alex Baiocco e Michele Di Rosa, i due ragazzi di 24 e 18 anni, fermati per avere teso un cavo di acciaio ad altezza uomo in viale Toscana a Milano, nella notte tra il 3 e il 4 gennaio scorsi. E’ questa la richiesta della Procura di Milano.  

Milano, cavo d'acciaio in viale Toscana
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Alex Baiocco, chi è il giovane che ha teso il cavo d’acciaio a Milano. La sua difesa: "Solo una cavolata". Caccia ai due complici in scooter

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L'istanza di mandare a processo i due giovani senza celebrare l'udienza preliminare, è stata avanzata dal pm Enrico Pavone, titolare dell'indagine che ha portato in carcere Baiocco e ai domiciliari l'amico con l'accusa di blocco stradale. Ora la parola passa al gip Domenico Santoro. Del terzo complice, 17enne, se ne occupa la Procura dei Minori.

Secondo la ricostruzione i tre giovani, attorno alle due del 4 gennaio scorso hanno teso un cavo d'acciaio, ad altezza uomo, ancorandolo al corrimano della pensilina dell'autobus 91 e ad un palo della segnaletica verticale in viale Toscana, mettendo in pericolo l'incolumità soprattutto di motociclisti e ciclisti. Un gesto che il gip, nel suo provvedimento, aveva definito assurdo.

Baiocco, con una importante fragilità, nella sua confessione, ha parlato di una "idea stupida” venuta perché lui e i suoi due complici si stavano annoiando. Avevano bevuto: quando hanno tirato la fune “eravamo molto scherzosi, continuavamo a ridere, io ho ritenuto di seguire il gruppo”, ha aggiunto affermando di essersi reso conto solo in un secondo momento che “qualcuno si poteva fare male” e che quindi il cavo andava rimosso. E ancora “io stavo come facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici”. Di Rosa, che pure lui ha ammesso le sue responsabilità, ha detto di essersi pentito.