
Il ponte tra Trezzo e Capriate è stato scenario di diversi suicidi In tanti chiedono reti o protezioni
"Un ponte non deve diventare un confine tra la vita e la morte". È il titolo della petizione lanciata dai cittadini di Trezzo e Capriate per prevenire i suicidi dal viadotto, simbolo di entrambe le città. Una realtà dura da accettare, molto frequente, che scuote le comunità che ospitano il nastro d’asfalto che unisce la sponda milanese e quella bergamasca del fiume, e scelto da tante, troppe persone per togliersi la vita. Gli organizzatori chiedono barriere protettive o reti che impediscano di scavalcare. La battaglia corre on-line. La piattaforma è change.org, e ha già raccolto più di 1.200 firme in un mese. Una prima tranche di adesioni è già stata inviata alla Città Metropolitana, responsabile dell’infrastruttura, e in copia ai due Comuni.
Misure simili, già adottate in molti altri contesti urbani, si sono dimostrate efficaci nel ridurre il rischio, soprattutto in luoghi ad alta accessibilità. L’iniziativa non si ferma qui: la raccolta firme prosegue anche in forma cartacea, porta a porta, coinvolgendo la cittadinanza e il territorio. "L’obiettivo è chiaro – spiega Massimo Bologna, responsabile del Movimento 5 Stelle di Capriate San Gervasio –: sensibilizzare l’opinione pubblica e ottenere risposte concrete dalle istituzioni, perché nessun’altra vita venga persa in quel luogo". "Questa situazione, purtroppo ricorrente, non può più essere ignorata – si legge nella petizione –. In molte città italiane e del mondo l’installazione di barriere di protezione ha dimostrato di essere un efficace strumento di prevenzione. Ci si può togliere la vita in molti modi, ma gettarsi da un ponte è tragicamente “a portata di mano“, soprattutto in uno stato di profondo sconforto morale. È un gesto che può avvenire d’impulso, in pochi istanti e in quei momenti il contesto può fare la differenza. Non è un caso se alcuni ponti vengono identificati come “ponti dei suicidi“. Rimuovere o mettere in sicurezza i luoghi a rischio, come questo viadotto, non è affatto inutile: può salvare molte esistenze".
E il dolore che non passa è raccontato dai mazzi di fiori che ricordano le tragedie sul parapetto, il gesto d’amore di chi resta e non può farsi una ragione del dramma. "Ogni vita salvata è una vittoria della comunità. Non possiamo più accettare che un luogo pubblico diventi teatro di un dolore evitabile".
Barbara Calderola