
Antonella Penati, madre di Federico, ucciso il 25 febbraio 2009 dal padre Mohamed Barakat, poi suicida, durante un incontro protetto nella sede dei servizi sociali di San Donato
"Stop a figlicidi, femminicidi e orfani di queste brutture. Si approvi quanto prima il disegno di legge 91, fermo da anni in Senato. Si tratta di un quadro normativo bipartisan, sostenuto da 70mila firme e pensato per garantire maggiori tutele ai figli di genitori maltrattanti". All’indomani del femminicidio di Settala, dove la 43enne Amina Sailouhi è stata massacrata a coltellate dal marito Khalid Achak sotto gli occhi della loro figlioletta di 10 anni, torna a levarsi l’appello di Antonella Penati, mamma di Federico Barakat, il bambino di 8 anni che il 25 febbraio 2009 è stato ucciso dal padre Mohamed Barakat, poi suicida, durante un incontro protetto nella sede dei servizi sociali di San Donato. Con l’associazione “Federico nel Cuore“, della quale è fondatrice e presidente, Penati si batte per potenziare le misure di protezione a beneficio di donne e bambini, specie nei casi di violenza domestica. "E basta con il binomio straniero violento – precisa –. Certi fenomeni sono trasversali".
Una denuncia per maltrattamenti nel 2022, una famiglia seguita dai servizi sociali del Comune. Eppure siamo qui a raccontare l’ennesimo femminicidio.
"Tutte le volte, ahimé, si ripete un copione già visto. C’è una sottovalutazione della violenza, non tutti gli operatori sono messi nelle condizioni di riconoscere le situazioni a rischio. Da parte di certa politica, poi, c’è la volontà di presentare la bigenitorialità come un diritto da salvaguardare, sempre e comunque: invece, bisognerebbe fare dei distinguo".
Cosa l’ha colpita nel femminicidio a Settala?
"C’è una giovane orfana che, per quanto potrà essere aiutata, porterà dentro di sé i segni della violenza alla quale ha assistito. Mi auguro che amici e compagni le facciano sentire la loro vicinanza. Si cominci invitandola alle feste di compleanno".
Che cos’è il ddl 91?
"È una proposta di legge presentata dalla senatrice Valeria Valente e sostenuta dall’associazione Federico nel Cuore. Non è specifica per gli orfani di femminicidio, ma punta a rafforzare il ruolo dei tribunali nella gestione della violenza domestica e di genere, impedendo la vittimizzazione secondaria delle donne che denunciano e ponendo al centro i bisogni dei figli. È previsto che qualora il padre o la madre segnali l’altro genitore come violento, il giudice decida l’immediata sospensione del diritto di visita del genitore violento e l’affidamento temporaneo del minore all’altro genitore, o ai parenti".
Chi sono i sostenitori della proposta? "Cittadini, associazioni, enti locali. Tra i firmatari c’è il Comune di San Donato, dove Federico è stato ucciso: 70mila firme non si possono ignorare, il Governo batta un colpo. Per questo ho chiesto un incontro alla ministra della Famiglia, Eugenia Roccella".
Oltre alle leggi, cosa servirebbe?
"Le pene per i colpevoli sono già state inasprite. È il momento di campagne di educazione alla sessualità e all’emotività, nelle scuole ma non solo".
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