ANNA GIORGI
Cronaca

Alessia Pifferi, la psicologa indagata non risponde al pm: “Annientata dal dolore e umiliata, non lavorerò mai più in carcere”

Milano, la specialista di San Vittore accusata di favoreggiamento e falso ideologico ha consegnato al pm Francesco De Tommasi una memoria in cui spiega la sua condotta

Alessia Pifferi durante un'udienza del processo

Alessia Pifferi durante un'udienza del processo

Milano – “Si è avvalsa della facoltà di non rispondere e abbiamo depositato una memoria. Il clima è stato sereno. Nella memoria protocollata abbiamo spiegato la sua attività in carcere. L'accusa sostiene che il test non andava fatto. Ma qual è il reato?”.

Lo spiega l’avvocato Mirko Mazzali, legale della psicologa del carcere di San Vittore Paola Guerzoni, indagata per favoreggiamento e falso ideologico nel processo a carico di Alessia Pifferi, la mamma in carcere per avete lasciato morire di stenti sua figlia Diana di 18 mesi.

La specialista si è presentata nella mattina di oggi mercoledì 31 gennaio in Procura per essere interrogata dal pm Francesco De Tommasi in merito all’inchiesta che la coinvolge. Nello stesso procedimento sono indagate un’altra psicologa del carcere e l’avvocata di Pifferi, Alessia Pontenani.

Nella memoria consegnata dalla psicologa al pm, si legge tra l’altro: “Sono innocente su tutta la linea. Sono addolorata e annientata. Ho una sola certezza: non lavorerò mai più all’interno di un qualsiasi carcere”. 

“Ho dato la mia vita per quel posto (San Vittore, ndr) – prosegue Paola Guerzoni nella lettera – Nei circuiti che vanno dall'alta sicurezza alla custodia attenuata, dai giovani adulti ai reparti femminili. Ho sempre speso la mia professionalità a favore degli ultimi. Ora quello che mi sta accadendo lo vivo con angoscia a stupore allo stesso tempo. Sono riusciti a spaventarmi e umiliarmi per motivi che fatico a comprendere. La perquisizione a casa che ha coinvolto la famiglia è un trauma personale. Ma trascinarmi a San Vittore dalla porta carraia come i detenuti, scortata a vista, messa in una situazione dove tutti hanno potuto osservare la scena, agenti, detenuti, colleghi, questo ha avuto il solo scopo di umiliarmi”.