Milano – Oggi è stato il giorno dell’analisi in aula della perizia redatta da Gabriele Rocca e Pietro Ciliberti, psichiatri nominati dalla corte d’Assise. I superesperti hanno concluso per la piena capacità di intendere e di volere dell’imputato.
Alessandro Impagnatiello ha ucciso la fidanzata Giulia Tramontano, incinta di suo figlio Thiago, con 37 coltellate. Ha ucciso perfettamente consapevole di quanto stava facendo, la psichiatra Ilaria Rossetti nominata dalla procura ha parlato di "rabbia fredda che porta ad avere lucidità e linearità nelle azioni con presenza di nessi causali cristallini”.
La relazione
Gli psichiatri Rocca-Ciliberti nella relazione finale lo descrivono come una personalità che ha “tratti narcisistici e psicopatici” che non sfociano mai in un disturbo psichiatrico vero e proprio. "Non ci sono disturbi né psichiatrici, né di personalità, nella sua narrazione, lui mantiene sempre il senso di realtà ed è lucido sia nella fase precedente che successiva del delitto”, hanno spiegato gli esperti. Rocca e Ciliberti ribadiscono questa differenza fra tratto e patologia che tratteggia il confine tra apparente normalità e malattia: non ci sono in Impagnatiello disturbi di personalità, ci sono tratti psicopatici e narcisisti.
La differenza
“Un tratto diventa disturbo quando incide sul comportamento quotidiano". Ancora i periti nella definizione di tratto: “Il disturbo porta con sé una irritabilità costante, con esplosioni di rabbia. Mentre in Impagnatiello questo disturbo non c’era come non c’era l’inclinazione psicotica”. Rispondendo in aula alle domande della pm Alessia Menegazzo, i periti hanno parlato di una “scarsa risonanza emotiva” in lui e di una “emotività vissuta in modo freddo”, pur non avendo alcun disturbo.
Il tratto psicopatico
Durante i colloqui con lo psichiatra Impagnatiello ha dichiarato che dopo l’omicidio tentò di "cancellare tutto, come se far sparire una persona fosse come buttare una caramella”. Una frase che, secondo i professionisti, si inserisce in un contesto in cui l’imputato “ha descritto diversi shock”: le gravidanze della compagna e della donna con cui aveva una relazione parallela, i quali venivano tutti superati facilmente”. Il tratto psicopatico ha consentito a Impagnatiello di “mimetizzarsi“, è riuscito per anni a svolgere in modo proficuo una professione “in un contesto socievole e con mansioni direttive, ha mantenuto relazioni interpersonali e coltivato interessi personali con soddisfazione, non ha avuto difficoltà particolari nell’intraprendere rapporti sentimentali ed è stato in grado di portare avanti legami affettivi e di svolgere la funzione genitoriale, anche da separato”.
Gli elementi clinici
Indicativi poi dell’assenza di significativi disturbi mentali sono gli elementi clinici raccolti. In questi mesi, difatti, l’assassino è stato anche capace di adattarsi ad una difficile realtà come quella carceraria senza mettere in luce particolari aspetti di sofferenza, fatta eccezione per la piena consapevolezza del disvalore dei suoi comportamenti che ha però giustificato come eventi “sfuggiti al controllo”.
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