Frecciarossa deragliato, interrogati i dirigenti Alstom: “Incidente frutto di un doppio errore umano”

Nuova udienza del processo. La replica del procuratore emerito Chiaro: “Quindi dobbiamo essere in balia degli sbagli?”. Si torna in aula a marzo: verrà sentito l’operaio che montò l’attuatore “incriminato”

La terribile scena del deragliamento (Archivio)

La terribile scena del deragliamento (Archivio)

Deragliamento del Frecciarossa del febbraio 2020: nuova tappa per il processo. Oggi, lunedì 20 marzo, il procuratore emerito Domenico Chiaro ha interrogato in tribunale a Lodi due dirigenti Alstom, facendo loro una serie di domande sull’incidente e le sue cause. Imputati in questo che è il filone principale della vicenda processuale sono una decina di dirigenti e funzionari dell’azienda di costruzioni e di Rfi, accusati di disastro ferroviario e duplice omicidio colposo.

La tesi 

I due dirigenti hanno sostenuto, in sintesi, che le procedure di fabbricazione dell’attuatore difettoso, ritenuto causa del deragliamento, erano certificate da enti esterni e che quanto si è verificato sarebbe dovuto a un doppio errore umano. Una ricostruzione che non sembra aver convinto il magistrato. “Quindi – questa la sua domanda – dobbiamo essere in balia degli errori umani?”.

La prossima udienza

Si tornerà in aula a fine marzo: nell’occasione verrà interrogato anche l'operaio interinale di 33 anni che avrebbe per sbaglio materialmente avvitato, il 6 giugno 2018, un filo al posto dell'altro nella morsettiera di un attuatore poi installato nello scambio numero 5 a Livraga, che viene ritenuto causa del deragliamento, il tutto nel corso di una manutenzione ordinaria.

L’incidente

Il deragliamento si verificò il 6 febbraio del 2020: a uscire dal binario un Frecciarossa 1000, impegnato a percorrere la tratta Milano-Salerno, all’altezza di Livraga. Morirono i due macchinisti a bordo, Mario Dicuonzo, 59 anni, di Pioltello e Giuseppe Cicciù, 51enne, di Cologno Monzese.