PAOLA ARENSI
Cronaca

Giovanna Pedretti, la procura chiede l’archiviazione: nessun reato. La recensione? “Non genuina”

Sant’Angelo Lodigiano, la ristoratrice 59enne venne trovata morta nel Lambro dopo la gogna mediatica e gli attacchi degli haters: per il pm nessuno ha indotto la donna al suicidio

La ristoratrice Giovanna Pedretti morta dopo la gogna mediatica: la procura archivia il caso

La ristoratrice Giovanna Pedretti morta dopo la gogna mediatica: la procura archivia il caso

Sant'Angelo Lodigiano (Lodi), 4 maggio 2024 – La Procura della Repubblica di Lodi ha chiesto l'archiviazione per il caso riguardante il decesso della ristoratrice Giovanna Pedretti di 59 anni, avvenuto il 14 gennaio 2024 a Sant'Angelo Lodigiano. All'epoca la Procura aveva aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione o aiuto al suicidio. Da quel giorno in poi, mentre la famiglia ha dovuto affrontare la tragedia e il locale è stato chiuso e ha da poco riaperto con un nuovo nome, gli investigatori hanno cercato di far luce sulla vicenda.

All'esito dell'attività la Procura, il 4 maggio 2024 è stata avanzata richiesta di archiviazione del procedimento per insussistenza di fatti penalmente rilevanti.

Adesso, quindi, il fascicolo è stato rimesso alla valutazione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lodi. Questa comunicazione è stata data dal Procuratore della Repubblica Maurizio Romanelli. Secondo gli inquirenti, non ci sono soggetti che abbiano indotto la ristoratrice all’estremo gesto: la donna annegò nel fiume Lambro dopo atti autolesionistici.

Il caso della ristoratrice: dalla recensione alla gogna mediatica

Pochi giorni prima della tragedia, la donna aveva pubblicato una recensione sul profilo Facebook della pizzeria con contenuti discriminatori nei confronti di disabili e omosessuali rispondendo al presunto cliente di non tornare più nel locale.

In poche ore scoppiò un caso mediatico sull’autenticità della recensione stessa: furono in tanti a mettere in dubbio la credibilità delle parole della ristoratrice, bersaglio degli haters del web.

Per gli inquirenti nessuno dei comportamenti tenuti da terzi intervenuti a vario titolo sulla vicenda, comunque, sarebbe in alcun modo qualificabile come fatto penalmente riconducibile alle ipotesi di determinazione al suicidio, o rafforzamento al proposito di suicidio, o agevolazione.

Dalle indagini è anche emerso che la recensione postata su Facebook non sarebbe stata genuina. L'invito delle forze dell'ordine rimane comunque quello di rispettare la dignità delle persone coinvolte in questo dramma.