Di social si può morire: ecco cosa è accaduto a Giovanna Pedretti, ristoratrice lodigiana

Per la Procura non c’è stata istigazione al suicidio. La sequenza degli eventi: come un post “non genuino” può diventare virale, facendo intervenire anche una ministra, fino a diventare un tarlo che può divorare chi è coinvolto in prima persona nella vicenda

Giovanna Pedretti

Giovanna Pedretti

Di social si può morire. I casi sono tanti e riguardano ambiti diversi, dal revenge porn al cyberbullismo, allo stalking. Ma nel caso di Giovanna Pedretti, la ristoratrice lodigiana di 59 anni annegata nel fiume Lambro dopo aver compiuto alcuni atti di autolesionismo, non c’è stata istigazione al suicidio. Si tratta di un caso di gogna amplificata a dismisura dai social e quindi dai media e persino dal Governo per un post banale di fronte al quale non tutti posso reggere, magari con una risata o una alzata di spalle, o fornendo una spiegazione.

Cosa è successo

Ad inizio gennaio Pedretti aveva riportato sulla pagina Facebook della pizzeria che gestiva con il marito, ‘Le Vignole’, una recensione omofoba e contro i disabili che – aveva scritto – era stata postata e poi cancellata da un utente su Google. Recensione a cui aveva risposto dicendo che nella sua pizzeria l’inclusione era al primo posto e che avrebbe fatto a meno di clienti come l’utente in questione. La notizia aveva fatto il giro del web scatenando varie reazioni. Pedretti, divenuta d’improvviso paladina degli emarginati, aveva ricevuto diversi attestati di solidarietà, tra cui quello della ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli che, sempre sui social, aveva ringraziato la ristoratrice "per non essere rimasta in silenzio davanti a un atteggiamento spregevole e vile".

"Non è un atto eroico”

Pedretti, molto conosciuta come persona amabile, per il suo lavoro, per le sue attività sociali come l’iniziativa pizza sospesa, intervistata sull’accaduto, aveva sostenuto la sua battaglia, pur affermando di non aver fatto nulla di speciale: “Il mio non deve essere visto come un atto eroico, ma come una risposta normale e di buon senso che tutti, nel loro piccolo, dovrebbero dare a chi la pensa come quel cliente" aveva dichiarato a Il Giorno.

Trovata pubblicitaria?

Con la visibilità mediatica erano però arrivati anche dei commenti negativi, specie di chi sosteneva che si trattasse di una trovata pubblicitaria. Tra chi solleva i dubbi, facendo delle domande direttamente alla donna, ci sono Lorenzo Biagiarelli, food blogger e volto noto in tv, e la sua compagna, la giornalista Selvaggia Lucarelli: “Siamo di fronte a un’operazione di marketing spacciata per eroica difesa di gay e disabili” afferma la giornalista, che ha svolto il suo lavoro di controllo della veridicità dei fatti (in questo caso cercando prove del post omofobo) di fronte a quello che era divenuto un caso nazionale, con l’intervento della Ministra.

Le verifiche sul post

Si fa notare che il font della recensione non fosse quello di Google e la donna non è in grado di mostrare il commento originale del cliente (aveva sostenuto che fosse stato cancellato). Subissata dai cronisti Giovanna Pedretti, a fronte di chi le fa notare che il presupposto sarebbe stato falso, replica “mi dispiace”.

L’autolesionismo

Il corpo di Giovanna Pedretti viene ritrovato nel fiume Lambro, poco distante dal locale, il 14 gennaio 2024. Alcune tracce di sangue nell’auto, parcheggiata lì vicino, fanno pensare ad atti di autolesionismo, prima che la donna finisse nel fiume e annegasse. Le polemiche si fanno ancora più esplosive, anche per il ruolo dei media e dei social in una vicenda che probabilmente era nata per essere commentata solo a livello locale, più per dare un’immagine del locale e della sua proprietaria che per attrarre clienti. Ancora una volta prendono la parola i big della politica. Matteo Salvini vice premier scrive su Instagram: “Davvero una (presunta) recensione falsa meritava una polemica nazionale così avvelenata, su social e tg?".

Istigazione al suicidio?

La Procura apre un fascicolo contro ignoti per istigazione o aiuto al suicidio ed accerta l’accaduto fino ad oggi, 4 maggio 2024, quando avanza richiesta di archiviazione del procedimento per insussistenza di fatti penalmente rilevanti a  fronte di una recensione non genuina.

La famiglia (il marito e la figlia di Giovanna Pedretti), che nel frattempo ha chiuso il locale, per poi riaprirlo con un altro nome, tramite la propria avvocata fa sapere che esaminerà gli atti, ma che probabilmente non si opporrà alla richiesta di archiviazione, accettando dunque in questo caso la chiusura delle indagini contro ignoti.