
Folla di visitatori all'Expo
Dieci anni fa inaugurava l’Expo e cominciava il maggio milanese, anche se ancora non lo sapevamo. Difficile, infatti, immaginare già allora che l’Esposizione Universale avrebbe avuto un impatto così profondo e duraturo sulla città.
E invece così è stato, anche se il maggio milanese era cosa ben diversa da quello francese. Una rivoluzione in giacca e cravatta, governata dai manager e non certo dagli studenti, ma pur sempre una rivoluzione. Un cambiamento graduale, borghese, ordinato. Ma radicale. Perché il salto di qualità tra la Milano del 2015 e quella di oggi è sotto gli occhi di tutti, innegabile.
Eppure tutte le spinte propulsive prima o poi si esauriscono e adesso che l’onda lunga si è attenuata, Expo mostra il rovescio della medaglia. E presenta il conto. Quanto è sostenibile questa crescita vertiginosa per Milano e per i milanesi, sempre più in difficoltà a rimanerci? Il dibattito sull’eredità dell’Esposizione Universale è ormai avviato e le voci critiche aumentano, in particolare per quanto riguarda cementificazione e speculazione edilizia, aspetto su cui ha acceso i fari anche la Procura.
Non il contesto migliore per arrivare a un nuovo grande appuntamento che metterà la città al centro del mondo, le Olimpiadi invernali del prossimo inverno. Eppure, ne siamo certi, saranno un altro grande successo organizzativo e promozionale. Poi magari nel 2036 ci troveremo a dire che l’era tutto sbagliato, l’era tutto da rifare, ma se Milano-Cortina dovesse garantire un altro decennio di investimenti e modernizzazione, possiamo affermare già ora che i Giochi valgono la candela.