REDAZIONE LODI

Frecciarossa deragliato a Livraga: “Procedure di Alstom giuste. Funzionavano a strati”

La difesa in aula del program manager dell’azienda fiorentina. Iniziato anche l’interrogatorio del direttore di produzione di Rfi

La rimozione del Frecciarossa 1000 dai binari dell'alta velocità

La rimozione del Frecciarossa 1000 dai binari dell'alta velocità

Lodi – È proseguito ieri, in tribunale a Lodi nell’ambito del processo per il deragliamento del Frecciarossa a Livraga il 6 febbraio 2020, l’interrogatorio dell’imputato F.M. impiegato per Alstom Ferroviaria come system program manager. In scena è andata l’ultima udienza del 2024 per il procedimento che intende stabilire eventuali responsabilità della tragedia nella quale, dopo che il treno sviò sul binario morto a quasi 300 chilometri orari, invece di andare sul binario corretto, persero la vita i due macchinisti, Giuseppe Cicciù, 51 anni di Cologno Monzese e Mario Dicuonzo, 59 anni, di Pioltello e trentadue persone rimasero ferite.

A causare l’incidente fu un attuatore installato la mattina stessa sui binari, rivelatosi difettoso a causa di un errore di cablaggio avvenuto all’interno dell’azienda produttrice dove erano stati invertiti due fili, il 16 con il 18. Il difetto non è stato notato dai test della fabbrica né dagli operai di Rfi nel momento dell’installazione. Il program manager di Alstom, ieri in Aula, si è difeso, affermando in prima istanza che quello della sicurezza degli attuatori non era una sua competenza e che anzi “molti degli argomenti di questo processo li ho studiati solo dopo l’incidente, per prepararmi e capire meglio la questione”.

Secondo l’imputato poi, nel momento dell’installazione dell’attuatore sui binari, non sono state adottate le precauzioni di base, “le procedure di Alstom erano corrette, funzionavano come a strati, ovvero poste una dopo l’altra si completano. Però, nel momento di installazione dell’attuatore vige la logica della massima cautela, cioè che se un prodotto risulta guasto non bisogna mettersi a capire cosa non va e sistemarlo, ma bisogna sostituirlo in toto”.

A questo punto la pm Giulia Aragno ha ricordato che più volte in fase dibattimentale, gli operai avevano spiegato come spesso aprivano gli attuatori e se ne occupavano. Alla sbarra è poi arrivato l’imputato V.G., direttore della produzione di Rfi (Rete ferroviaria italiana). La prova di concordanza, ossia l’ultimo test da fare all’attuatore una volta installato nel deviatoio, è stata al centro delle domande poste dalla pm. Prevede che, almeno uno dei tecnici rimanga in prossimità del binario, mentre altri operai effettuino delle prove in corrispondenza della cabina di controllo.

L’imputato ha spiegato che questo è un test che deve sempre essere fatto, la pm ha ricordato come gli operai ascoltati in precedenti udienze avessero riferito di non intendere questa prova come un obbligo da fare sempre. Accusa e difesa hanno poi approfondito il tema della sostituzione degli attuatori, chiedendo se fosse una consuetudine o meno; V.G. ha sostenuto che è una pratica straordinaria, che viene fatta solo in casi di importanti malfunzionamenti. Il processo riprenderà a metà gennaio, con questo interrogatorio; il collegio punta a chiudere l’istruttoria dibattimentale nei primi mesi del 2025.