
Il sessantenne di Galbiate era stato trovato morto in casa verosimilmente dopo tre anni la morte Sul posto i carabinieri
Galbiate, 24 agosto 2025 – È morto da solo ed è stato seppellito da solo, senza nemmeno un ultimo saluto. Subito dopo l’autopsia e una volta ottenuto il via libera dal magistrato incaricato del caso, Angelo è stato immediatamente cremato, senza che venisse neppure celebrato il funerale o una cerimonia privata di commiato. Dopo che il feretro è stato incenerito, l’urna con le ceneri di Angelo Spreafico, il sessantenne di Galbiate trovato morto in casa verosimilmente dopo tre anni la morte, è stata tumulata in una nicchia al cimitero, sempre senza neanche un momento di congedo in forma privata riservato a pochi intimi.
È stato compiuto tutto di nascosto, all’insaputa di tutti, impedendo ad Angelo, Angelone come lo chiamava chi lo conosceva, per il suo fisico robusto e il suo carattere bonario e riservato, di essere accompagnato almeno nell’ultimo viaggio, dopo essere stato abbandonato nell’istante estremo della morte.
"Ho chiesto a chi mi sostituirà di celebrare almeno una messa di suffragio", dice il parroco, don Erasmo Rebecchi, prossimo al trasferimento a Cerro Maggiore e in fase di trasloco, dopo 9 anni di ministero pastorale a Galbiate. Lui non ha potuto celebrare il funerale, come non avrebbe potuto officiarlo nessun altro sacerdote, perché appunto il corpo di Angelo è stato subito cremato dopo l’autopsia e non si può celebrare una messa funebre senza il corpo del defunto.
Probabilmente più avanti, quando si spegneranno i riflettori della cronaca e si saranno calmate le acque, verrà proposta una messa di suffragio appunto, a cui invitare i pochi familiari, qualche amico e gli ex colleghi dell’azienda dove lavorava, ma da cui si era licenziato durante il lockdown da pandemia di Covid perché non voleva vaccinarsi ed era terrorizzato dal contagio.