“E’ buonissimo, soprattutto coi bambini”. “Vuole solo giocare”. “La colpa non è del cane, è del padrone”. Tipiche frasi di chi vuole difendere l’indifendibile, di fronte a esseri umani assolutamente incolpevoli azzannati a morte – o quasi – da cani inferociti. Adulti che hanno la pretesa di farsi una corsetta nei campi, anziani che passeggiano nel posto sbagliato al momento sbagliato, bambini con l’unica colpa di avere genitori che trovano intelligente piazzare un molosside in casa. L’elenco dei fatti di sangue si allunga ma la cieca ideologia canina non transige: la colpa va sempre cercata altrove. Poco o nulla importa che protagoniste dei più macabri fatti di cronaca siano sempre le stesse razze, guarda caso selezionate apposta tramite incroci per finalità e ambienti ben diversi da quelli cittadini: guai a puntare il dito contro gli animali, anche se palesemente incompatibili con un contesto urbano, D’altronde, ci sarà un motivo se non si possono tenere in casa leoni ed elefanti, tigri e ippopotami. Coi cani invece tutto è permesso, come se un bracchetto fosse uguale a un rottweiler, un barboncino a un pitbull.
Editoriale e CommentoLa dittatura dei cani