FEDERICA PACELLA
Economia

Per le donne paghe più basse e scarsa occupazione: in Lombardia il gender pay gap è realtà (ed è del 20%)

Lo scarto varia da 8.944 a 12.335 euro l’anno. Mariasole Bannò, professoressa di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università degli Studi di Brescia: “Questo divario retributivo penalizza le donne e conseguentemente il mercato del lavoro, in termini economici, professionali e sociali”

Il divario è anche nella presenza delle donne in ruoli apicali

Il divario è anche nella presenza delle donne in ruoli apicali

Milano – Un tessuto imprenditoriale tra i più vivaci d’Europa, ma anche in Lombardia persistono forti divari di occupazione e di retribuzione a sfavore delle donne rispetto ai colleghi uomini. Lo conferma il rapporto biennale 2022-2023 “Occupazione femminile e maschile nelle imprese lombarde con più di 50 dipendenti” commissionato dall’ufficio della Consigliera di parità regionale della Lombardia al gruppo di ricerca RES dell’Università degli Studi di Brescia, che contiene i risultati dell’osservazione del biennio 2022-2023, basata sui dati forniti da 8.882 imprese lombarde, considerando variabili come il livello di inquadramento, la dimensione aziendale e il settore economico di appartenenza.

Un gender pay gap del 20%

Cosa emerge? In sintesi, a livello regionale, il tasso di occupazione femminile (all’interno del campione) si attesta al 44,2%, e il gender pay gap rimane elevato, pari al 20,1%. “Nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni – spiega Mariasole Bannò, professoressa di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università degli Studi di Brescia – il divario retributivo di genere e la scarsa occupazione femminile continuano a essere una realtà persistente, che penalizza le donne e conseguentemente il mercato del lavoro, in termini economici, professionali e sociali. Questo report nasce con l’obiettivo di mettere a disposizione dati, analisi e riflessioni per favorire lo sviluppo di politiche pubbliche efficaci”.

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La docente Mariasole Bannò con il gruppo che ha condotto la ricerca

Nel campione analizzato, emerge una persistente segregazione verticale, con le donne concentrate nei livelli intermedi (in particolare, livelli impiegatizi) e penalizzate nell’accesso alle posizioni di maggiore responsabilità: nel biennio 2022-2023, solo il 32,4% di dirigenti e il 40,5% di quadri sono donne. La minore presenza di donne in posizioni apicali (segregazione verticale) è uno dei fattori che causa poi anche la disparità retributiva, il gender pay gap, determinato da diversi fattori strutturali, culturali e organizzativi: discriminazioni retributive dirette o indirette, segregazione occupazionale (concentrazione delle donne in settori e ruoli tradizionalmente meno remunerati), diffusione del lavoro part-time tra le donne, asimmetria nella distribuzione del lavoro non retribuito.

L’analisi del gender pay gap nel campione conferma l’esistenza di un importante divario di genere in Lombardia, sia per la paga base (mediamente pari al 15,9%) sia per le componenti accessorie (38%). Più elevato, inoltre, tra impiegati e impiegate, tra operai e operaie. Considerando il monte retributivo lordo pro-capite, le disuguaglianze si mantengono costanti in tutte le province, ma con ampiezza variabile: si va da differenziali più contenuti nelle province di Milano (9.937 euro/anno) e Como (8.944 euro/anno), fino a scarti più ampi nelle province di Sondrio (15.847 euro/anno), Lecco (15.909 euro/anno) e Brescia (12.335 euro/anno).