STEFANIA CONSENTI
Cultura e Spettacoli

Leonora Carrington. Fra miti, sogni e traumi

A Palazzo Reale arriva la prima retrospettiva dedicata alla pittrice e scrittrice. Legata al Surrealismo, la mostra è un viaggio attraverso i percorsi della sua vita.

A Palazzo Reale arriva la prima retrospettiva dedicata alla pittrice e scrittrice. Legata al Surrealismo, la mostra è un viaggio attraverso i percorsi della sua vita.

A Palazzo Reale arriva la prima retrospettiva dedicata alla pittrice e scrittrice. Legata al Surrealismo, la mostra è un viaggio attraverso i percorsi della sua vita.

Una ricercatrice dell’anima, dei diversi mondi. Di lei, il figlio Gabriel, dice che era sempre alla ricerca "di mappe interiori per orientarsi nella propria vita visionaria e tra i suoi demoni più profondi". Vita travagliata e complessa quella di Leonora Carrington, pittrice, scrittrice, drammaturga, pioniera del pensiero femminista ed ecologista. Legata al movimento del Surrealismo, finalmente una mostra la celebra a Palazzo Reale (sino all’11 gennaio) come una delle artiste più influenti e rivoluzionarie del XX secolo. Sessanta opere la raccontano, un’importante retrospettiva – la prima in Italia anche se di lei si è cominciato a parlare nel 2022 alla Biennale di Venezia - che le rende giustizia. Rivoluzionaria, anticonformista, per capire la Carrington, il percorso della sua vita, suggerisce Carlos Martìn, curatore del progetto con Tere Arcq, "la chiave di lettura è il viaggio, quello fisico (ha visitato tanti paesi dalla Francia alla Svizzera per poi restare in Messico) ma anche metaforico, mentale, psicologico, e di conoscenza". Una vita in "fuga". Leonora nasce in Inghilterra e nonostante l’opposizione del padre studia in Italia; entra in contatto con i surrealisti, con Max Ernst, fugge con loro dalla violenza della guerra in Europa. Finisce in Spagna, a Madrid subirà una violenza di gruppo. In seguito sarà ricoverata in un ospedale psichiatrico (esperienza raccontata nel suo libro Down Below); poi andrà prima a New York e infine nel suo adorato Messico dove si radica definitivamente. Ma l’immaginazione della Carrington non è solo fuga, diventa anche atto di creazione e resilienza. Le sue storie sono popolate da animali parlanti. I suoi racconti e i suoi dipinti mostrano creature ibride. "Hieronymus Bosch, pittore olandese, è molto presente nella sua opera, così come la pittura italiana del Quattrocento", dice Carlos Martìn. Quindi la mostra si presenta ai visitatori come un "viaggio nelle sue molteplici vite", a partire delle opere della serie Sister of the Moon (1923-1933) realizzata fra i 15 e i 16 anni, la Sposa nel vento (come la soprannominò Max Ernst) realizzate nel periodo di condivisione della casa con Ernst a Saint Martin d’Ardèche, nel sud della Francia. Troverete in mostra opere chiave come: Garden Bedroom, Caballos o La joie de patinage.

Affascinata dall’occulto, magia, tarocchi astrologia e spiritismo. C’è una sezione che la racconta attraverso “I luoghi Oscuri della Conoscenza“. Fino a tempi recenti forse l’aspetto meno indagato del suo lavoro. Infine, la "cucina alchemica", luogo tradizionalmente associato alla fatica e alla costrizione femminile che diventa lo scenario in cui le donne possono reclamare i loro diritti e poteri, cucinare diventa un atto creativo. Un interno rosso con una stufa tipica della regione di Puebla diventa lo scenario del dipinto Grandmother Moorhead’s Aromatic Kitchen, dove umani e animali cucinano tortillas sotto lo sguardo di un’enorme oca e di una strega. Insomma, una mostra che rivela non solo i percorsi di vita dell’artista ma anche i motivi che attraversano trasversalmente la sua opera: il trauma e l’introspezione, le origini familiari, lo sradicamento. La politica. E la consapevolezza che per evitare "il suicidio di massa stupido e cieco di tutti gli esseri viventi l’ultima speranza è un atto di volontà per uscire dalla trappola meccanica e opporsi".