E sottilineo "se". Il ritorno di Giorgio Panariello a teatro con “E se domani…” è un viaggio tra le incognite, le inquietudini e le speranze del futuro prossimo venturo che l’attore toscano racconta, tra una prova e l’altra, sulla poltrona di “Extra soundcheck” il nuovo format dedicato al mondo dello spettacolo disponibile pure sui canali social e web del nostro giornale.
Debutto agli Arcimboldi il 4, 5 e 7 ottobre, per poi prioseguire al Clerici di Brescia l’11, al Galleria di Legnano il 13 novembre, al Teatro di Varese il 18.
Nel passaggio da “La favola mia” ad “E se domani…” cosa s’è portato dietro?
"Come diceva ‘A muso duro’ di Pierangelo Bertoli in questo nuovo lavoro intendo tenere un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. Mi piace ancora molto raccontare le storie della mia vita, sebbene oggi il web invecchi rapidamente tutto. Quando in tv facevo programmi come ‘Torno sabato’ con gli autori il lunedì scrivevamo testi che cinque giorni dopo, al momento della messa in onda, erano ancora buoni, mentre oggi il lunedì sera sono già vecchi. Così ho pensato che parlare di futuro, mi avrebbe permesso di rimanere comunque in anticipo".
E cosa c’è nel futuro?
"Anche se a 65 anni devo godermi il tempo adesso perché, andando avanti, il futuro lo vedrò sempre più di sbieco, cerco di guardare avanti. Ma su basi concrete. ‘E se domani…’ non è infatti uno spettacolo di fantascienza, ma un viaggio nel mondo che stanno costruendo scienziati e visionari dei nostri tempi. E alla fine la domanda che mi faccio (e rivolgo pure al pubblico) è: siamo pronti per tutto questo?".
Quanto tempo le servirà per metterlo a punto?
"Con i miei collaboratori ho iniziato a pensare lo spettacolo l’anno scorso, a lavorarci a fine febbraio e ora, definita la scaletta, a concentrarmi sui testi. A settembre arriveranno dei pre-debutti per testarne i contenuti col pubblico e poi, finalmente, il debutto".
Sarà solo in scena?
"Sì, anche se sto cercando un’attrice brava che faccia fuoricampo la voce di Alexa e interagisca con me in diretta inserendosi nelle narrazione".
Canzoni ce ne sono?
"Sì, un paio. Siccome tra i temi toccati c’è pure quello della solitudine, sono partito da quel passaggio emblematico di Mia Martini che dice ‘Sai, la gente è sola / e come può lei si consola’ cambiando il refrain di ‘Almeno tu nell’universo’ in ‘Tu, tu che sei diverso / almeno tu nel metaverso…’. L’unico posto in cui ci possiamo incontrare quando indossiamo quei visori che ci estraniano dal mondo circostante".
Proprio oggi debutta su RaiPlay il podcast “Nel garage”.
"Iniziativa formativa per lo spettacolo che sto preparando. Incontro, infatti, persone che il futuro l’hanno guardato veramente negli occhi. Parlo, ad esempio, di intelligenza artificiale con Padre Paolo Benanti, ma anche di alimentazione con Oscar Farinetti, di spazio con l’astronauta Umberto Guidoni, di comunicazione con Luca Josi, che mi spiega quanto la storia e la mitologia greco-romana abbia influenzato la cultura americana, compresi i personaggi dei fumetti".
Prima di “E se domani…”, però, c’è un nuovo film.
"S’intitola ‘Incanto’ e arriverà nelle sale a luglio. Data d’uscita un po’ anomala, ma confidiamo sulle piattaforme. Si tratta di una favola moderna diretta da Pier Paolo Paganelli in cui recito con Vittoria Puccini. Un fantasy che racconta la magia del circo. Ma un circo particolare, volante, che fluttua nell’aria e si posa là dove ce n’è bisogno. Io sono il clown bianco, ma non mancano l’uomo forzuto, quello proiettile, la donna volante; insomma, una specie di Avengers anni Cinquanta".
Beh, in fondo gli eroi della Marvel rimangono una sua debolezza.
"Assolutamente. Rimango un marveliano convinto, grande fan di Iron Man e Spiderman. Anche se non disdegno eroi della DC Comics come Batman, col suo lato oscuro".
Parliamo della vita di tournée. Che ricordi ha di quella de “La favola mia”?
"Le esperienze più esilaranti te le regalano sempre le persone. Dopo aver vinto ‘LOL - Chi ride è fuori’ mi sono illuso per qualche tempo di ver conquistato il pubblico dei giovani. Quindi, quando qualche adolescente mi chiedeva il selfie ero tutto contento. Peccato che alla fine mi ringraziassero dicendo: “Questa la mando alla nonna che ne sarà contenta“. Ci sono pure quelli che ti dicono ‘lei è un mio fan’ o che incontrano Carlo Conti e gli chiedono di fargli, oltre al suo, pure gli autografi di Panariello e Pieraccioni nella convinzione, presumo, che siamo una specie di comune".
La sua ultima avventura teatrale è stata con Marco Masini.
"L’esperienza è stata bellissima, perché è stato un extra rispetto a quel che faccio normalmente. Siamo amici pure nella vita di tutti i giorni e quindi penso proprio che ci sarà un seguito. Una di quelle cose che riprenderemo ogni tanto, nel corso delle nostre carriere, per divertirci".
Quest’anno a Sanremo niente Conti, Panariello e Pieraccioni. E il prossimo?
"Vedremo. Nonostante si stesse preparando al Festival, quest’anno Carlo con noi non ha mai affrontato l’argomento. Siccome, a prescindere dall’anagrafe, è un po’ il nostro fratello maggiore, credo l’abbia fatto anche per proteggerci, sapendo che tutti avrebbero paragonato la sua conduzione a quella di Amadeus ed, eventualmente, la nostra comicità a quella di Fiorello. Ora che ha dimostrato quel che doveva dimostrare, penso che il prossimo anno all’Ariston, con maggior relax, magari ci potremo ritrovare".
C’è uno dei suoi personaggi che oggi è un po’ più faticoso fare?
"Uno borderline è probabilmente quello che dice ‘ma vaia vaia vaia!’ perché è un gretto, un maschilista da bar, una caricatura che ti fa ridere, ma biasimi".
Prima o poi lo faccio?
"Nel parcheggio dei sogni che ho in testa, spesso fatico a trovare posto da quanto è affollato. Uno dei più ricorrenti è quello di scrivere e interpretare una commedia musicale. Mi chiedo solo se in platea c’è un pubblico disposto a farsi prendere la mano da certe proposte. Ho visto il musical di ‘Tootsie’ con la coppia Conticini - Iacchetti e mi sono divertito tantissimo. Idem ‘Mamma mia!’ o ‘Scugnizzi’. Quindi potrebbe essere un’idea interessante".