ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

I 90 anni del maestro Enrico Intra: "Sogno di esplorare il silenzio . Intanto mi godo il jazz e i giovani"

Dopo le celebrazioni al Castello, il palco del Lago d’Iseo e il progetto della Milano-Sanremo (in note) "Di solito siamo noi europei a suonare la musica degli americani, nel mio caso abbiamo invertito la rotta" .

Dopo le celebrazioni al Castello, il palco del Lago d’Iseo e il progetto della Milano-Sanremo (in note) "Di solito siamo noi europei a suonare la musica degli americani, nel mio caso abbiamo invertito la rotta" .

Dopo le celebrazioni al Castello, il palco del Lago d’Iseo e il progetto della Milano-Sanremo (in note) "Di solito siamo noi europei a suonare la musica degli americani, nel mio caso abbiamo invertito la rotta" .

"Buona giornata… e buon caldo", dice Enrico Intra alla vigilia di quei novant’anni che compie giovedì. Abituato a festeggiare i compleanni col solleone, il pianista-compositore milanese si prepara a salire un ulteriore gradino della veneranda età nel modo che gli è più congeniale: suonando. Archiviati gl’incontri di domenica scorsa con la vocalist Joyce Elaine Yuille e con il trio formato da Roger Rota, Toni Arco e Marco Vaggi, infatti, Intra torna dopodomani sul palco di Lago d’Iseo Jazz per festeggiarsi sotto la luna del Lido di Sassabanek.

Maestro, una settimana fa al Castello Sforzesco di Milano ora al Lago D’Iseo che impressione le lasciano tutte queste celebrazioni?

"Penso che portino un po’ sfiga. Ma lo dico con il sorriso sulle labbra e il cuore colmo di gratitudine per l’attenzione che tutti hanno nei miei riguardi. Pure a questa età continuo a fare il mio lavoro, che è quello di portare la musica ovunque, nelle piazze come nei castelli, nei teatri come sui prati o sulle rive dei laghi. Fortunatamente mi chiamano ancora e questo mi rende felicissimo d’essere ancora qua".

Al Castello Sforzesco ha proposto il progetto “Milano-Sanremo”.

"Sì, una cosa che faccio con degli architetti di Padova guidati dall’amico Riccardo Anselmi per portare la musica ovunque. Letteralmente, visto che per l’anno prossimo abbiamo in programma dei concerti itineranti a bordo di alcune carrozze messe a nostra disposizione dalle Ferrovie dello Stato. Partiremo da Milano per poi spingerci verso la Costa Azzurra suonando nelle principali stazioni".

Concerti sui binari preannunciati proprio da quello al Cortile delle Armi.

"Sì, assieme al mio Trio e al Quartetto d’Archi della Sinfonica Orchestra di Sanremo. Ospite Frida Bollani, figlia dell’amico e collega Stefano".

Altro programma quello di giovedì.

"Suonerò con un trio di senatori del jazz ultraottantenni messo assieme per l’occasione, vale a dire Gianluigi Trovesi ai fiati, Giovanni Tommaso al contrabbasso e Gianni Cazzola alla batteria. Superati gli ottant’anni non è facile proseguire su questa strada, ma siamo ancora tutti e quattro attivissimi a riprova che la musica, come si dice, rende giovani".

Ad aprire la serata ci penserà “Per Enrico”, regalo di compleanno per piano solo che le fa Franco D’Andrea.

"Sono felice che Franco mi dedichi un suo concerto, anche perché docente nei Civici Corsi di Jazz, la scuola di musica che ho costituito nell’87. Di solito quando ci incrociamo nei corridoi abbiamo sempre poco tempo per parlarci, sarà piacevole quindi ascoltarlo esprimere al pianoforte la sua simpatia e la sua amicizia nei miei riguardi".

Che traguardi sente di avere ancora davanti?

"Innanzitutto, quello di unire i generi musicali in questo contenitore chiamato jazz, che non considero un genere, ma l’unica vera musica contemporanea capace di arricchirsi di giorno in giorno assorbendo ed elaborando i suoni e le idee che le girano attorno. Un progetto che mi sta a cuore sarebbe quello di esplorare il silenzio, ma non riesco a stare fermo senza suonare".

Un privilegio di questa sua attività artistica?

"Poter suonare la mia musica con i giovani. Ma anche averlo potuto fare con grandi come Gerry Mulligan (l’album ‘Gerry Mulligan meets Enrico Intra’ del ’76 ndr), Dave Liebman, Milt Jackson del Modern Jazz Quartet. Di solito siamo noi europei a fare la musica degli americani mentre nel mio caso abbiamo invertito la rotta. E di questo sono felicissimo".