
Scrittore poliedrico, protagonista della prima rivista europea Manga Issho: le emozioni in primo piano
Autore milanese d’eccezione, Adriano Barone. è uno scrittore poliedrico. Da sceneggiatore di cartoni animati a fumettista, è uno dei tanti protagonisti del secondo numero di Manga Issho, la prima rivista europea di manga.
Come nasce la sua passione per i fumetti? Cosa leggeva da ragazzo?
"In realtà il mio primo amore sono stati i cartoni animati giapponesi. Vengo da una famiglia “working class“ e in casa non c’erano libri e gli unici fumetti erano una manciata di raccolte di strisce umoristiche inglesi. Verso i 14 anni cominciai a comprare fumetti Bonelli, appassionandomi subito a Nathan Never, comic books americani, con un amore particolare per gli X-Men di Claremont, la Image e la Valiant, e infine dal 1991 in poi, i manga: Kappa Magazine, Kimagure Orange Road, Video Girl Ai, Le bizzarre avventure di Jojo, Guyver, Devilman… Penso che la mia passione per i fumetti nasca dal mio relativamente scarso interesse per il mondo reale e le relazioni umane e per il fatto che amo leggere storie guidate da principi chiari di causa ed effetto, a differenza del caos e del caso che governano la vita di tutti i giorni".
Ci racconta la collaborazione con Manga Issho?
"Mi hanno chiamato, ho proposto una storia, è stata approvata, è stata scelta una disegnatrice bravissima (Maria Chiara Tonti, ndr) e ho scritto. Dato che ho provato già in passato a contaminare il fumetto italiano col manga ("L’era dei Titani" con Massimo Dall’Oglio del 2009, ndr) e che avevo avuto qualche riscontro a qualche concorso internazionale di manga come lo SMA, mi ha fatto piacere poter far parte di questo gruppo di autori tutti più giovani di me. Molti autori della mia età i manga non li sanno fare o non li conoscono proprio. Io li leggo e li studio da 35 anni. Quindi trovo divertente che ci sia almeno un ojisan tra queste nuove leve".
Si parla tanto di manga in questo periodo... Perché, secondo lei, hanno preso tanto?
"Ci provo: la narrazione che mette in primo piano le emozioni dei personaggi è sicuramente un elemento fondamentale. In Occidente quando si traspone in un altro ambito, cinema o serie tv o cartoni, un personaggio, ci sono sempre delle inevitabili differenze. In Giappone invece l’anime è sempre una trasposizione mediamente molto fedele dal manga da cui è tratto. Chiaramente se l’anime racconta una storia fino a un certo punto e tu vuoi “sapere come va avanti“ e decidi di passare a leggere il manga, troverai continuità: di trama, di caratterizzazione dei personaggi e mediamente anche di segno grafico. Questo sistema rodatissimo dalla serie animata di Tetsuwan Atom/Astroboy del 1963 è imbattibile, e curiosamente in occidente nessuno ha mai tentato di replicarlo, nonostante il suo evidente successo".
Che rapporto ha con la città di Milano?
"In passato Milano era il posto in cui vivevo, e casa mia era il posto in cui semplicemente tornavo a dormire. Lavoro, case editrice, amici, eventi culturali, ho sempre vissuto la città come una fonte inesauribile di spunti, e mi è sempre piaciuto il fatto che non è una città che ti permette di stare comodo: se vuoi starci, devi correre. Con gli anni il rapporto è diventato più distaccato, fino all’indifferenza: se fosse una storia d’amore, sarebbe un classico “non sei tu, sono io“. La vedo una città sempre più gentrificata e sempre più propensa a dare importanza alla forma e non alla sostanza. Ma forse è il mondo che cambia e Milano semplicemente si adegua, e sono io a non averlo fatto".