
Una mostra ricorda una fra le più importanti “artista incisore“ italiana della seconda metà del ’900. Vent’anni dopo la sua scomparsa lo Stato italiano ha messo tutela agli alberi da lei riprodotti.
Poco nota al grande pubblico, Federica Galli, la "Signora degli Alberi", è considerata la più importante artista incisore italiana della seconda metà del Novecento. Per raccontarla, in occasione della Milano Green Week, da oggi al 30 novembre, la galleria Salamon Fine Art di Lorenza Salamon attraverso la Fondazione Federica Galli, in collaborazione con UpTown Milano e Cascina Merlata SpazioVivo, presenta una mostra (ingresso libero) con una selezione di undici acqueforti originali dell’artista, che fanno parte di un nucleo di oltre sessanta opere raffiguranti gli alberi più significativi della nostra penisola per interesse storico, letterario, naturalistico ed estetico. Opere alla cui realizzazione Federica Galli si è dedicata dal 1982. Vent’anni dopo la sua scomparsa lo Stato italiano ha inserito questi esemplari ritratti dall’artista nell’elenco degli alberi da tutelare. La Galli, lombarda di Cremona , ha vissuto poi sempre a Milano, sarà ricordata in mostra attraverso i versi e le parole degli intellettuali (grazie ai QR code) che si sono dedicati alla sua opera, come Gianni Testori, Quasimodo, Dino Buzzati, Raffaele Carrieri e tanti altri. Nella grande aia della Cascina di UpTown sono stati installati quindici grandi teleri raffiguranti alberi storici monumentali, riprodotti ad alta definizione a partire dalle celebri acqueforti di Galli, componendo un vero e proprio bosco virtuale, che entrerà in dialogo con il grande parco di UpTown. Federica Galli ha sempre dimostrato una straordinaria lungimiranza e sensibilità verso le tematiche ambientali, come scriveva alla fine degli anni ’80: "Siamo davanti a una realtà che sta vertiginosamente cambiando, degradandosi. Quelle campagne e quelle città che io ho cominciato ad incidere oltre venti anni fa – quando l’ecologia era soltanto una parola rara del vocabolario – non sono più le stesse e saranno in un vicino domani quasi già scomparse. Interpreto quindi il mio lavoro come una testimonianza riallacciandomi ai grandi incisori del ‘700. E ho un’ambizione: quella di dare gli occhi a molti, il maggior numero di persone, perché, come me, vedano".
Federica è stata un modello di empowerment femminile, si è fatta strada, affermandosi con rigore e visione autonoma, in un panorama artistico storicamente dominato da uomini, "fondendo l’eccellenza tecnica della tradizione italiana con una visione morale ed estetica unica per la profondità dei temi affrontati, quali la salvaguardia degli ecosistemi, gli alberi, il paesaggio rurale, il legame profondo tra uomo e natura".
L’artista, venuta a mancare nel 2009, lavorava rigorosamente en plein air, traendo ispirazione da fonti scientifiche, dalla letteratura, ma anche dagli agricoltori
e dai racconti ascoltati nelle osterie locali. Oltre ai paesaggi si è dedicata anche alle vedute di due città del cuore, Milano e Venezia, raccontate con uno sguardo acuto, veritiero e mai scontato. Stefania Consenti