ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Eugenio Finardi racconta “Tutto”: alla mia età pensare al futuro? Vivo in quello che ho costruito

Il cantautore si esibirà il 27 settembre, a Cremona, sul palco dell’Electric Sound Village con Giuvazza. “Faremo incursioni anche nel suo repertorio e racconteremo come è nato l’album...dalla prima ispirazione”

Il cantautore milanese Eugenio Finardi, 73 anni

Il cantautore milanese Eugenio Finardi, 73 anni

Cremona, 12 settembre 2025 –  Finardi racconta Finardi il 27 settembre, a Cremona, sul palco dell’Electric Sound Village, lo spazio dedicato alla liuteria elettrica e alla storia della musica rock all’interno del Musica International and Exhibitions and Festival in piazza Zelioli Lanzini Ennio. Un viaggio nei mondi dell’ultimo album “Tutto” che Eugenio affronta con Giovanni “Giuvazza” Maggiore senza rinunciare a qualche incursione nel suo titolatissimo repertorio. “Racconteremo come è nato l’album, partendo dalla prima ispirazione, spiegando il processo creativo passo dopo passo a cominciare dallo studio dei suoni” anticipa il cantautore milanese. “E ci soffermeremo pure sulle possibilità offerte dalle attuali tecnologie di riprodurre suoni del passato. A cominciare dai miei”.

La tecnologia quanto cambia lo spirito di una canzone nata voce e chitarra?

“Poco, piuttosto ne aumenta le possibilità, le sfumature. Un po’ come il passaggio dai 256 colori dei computer a 8 bit degli anni Ottanta al milione di quelli più evoluti. Oggi il computer non ci dà solo un milione di colori, ma anche un milione di suoni con cui possiamo disegnare le forme d’onda che vogliamo senza per questo scalzare le sonorità classiche, visto che la musica non è mai qualcosa di completamente nuovo”.

Perché?

“Nella musica il nuovo non cancella il vecchio, ma lo rielabora. Faccio un esempio molto pratico, in questo ultimo disco non ci sono piatti di batteria, perché li patisco. Mi folgorano come una luce abbagliante, mi rubano gli altri suoni. Così li ho sostituiti con suoni digitali che danno lo stesso effetto, ma con effetti meno dolorosi”.

Il futuro dice che i giovani lo costruiscono, gli adulti lo subiscono e i vecchi lo sognano. Lei lo subisce o lo sogna di più?

“Ovviamente lo sogno. A 73 anni quanto futuro avrò ancora davanti? Dieci-quindici anni? Venti se mi va bene, bene? A pensarci, però, nel futuro ci vivo ed è quello che mi sono costruito. Quando capita, sogno un futuro lontano, collocato oltre orrori che stiamo vivendo grazie alla fusione del nostro animo con qualcosa di più intelligente di noi, che non subisce gli effetti degli ormoni e della biologia”.

Le macchine, ad esempio.

“Credo che le macchine rappresentino un sollievo rispetto agli esseri umani. È difficile, infatti, che un computer possa fare quello che stanno facendo Putin, Netanyahu, Erdogan, Hamas. Non ce n’è uno al mondo che, col suo ragionamento automatico, riterrebbe logico quel che accade in Ucraina o in Medio Oriente”.

In questo scenario la macchina potrebbe indirizzare l’umanità sulla strada giusta?

“Assolutamente sì. L’umanità da sola non si salva e i computer potrebbero rivelarsi l’unico strumento per riuscirci. L’umanità obbedisce ad ordini primari biologici, di sopravvivenza, di competizione. Ecco perché penso che l’evoluzione darwiniana sia solo un passo verso l’evoluzione biotecnologica, dominata da logica e ragione invece che da paura, superstizione e istinti. L’istinto lasciamo agli artisti”.

Qual è il senso di incontri come quelli in cartellone dal 26 al 28 settembre all’Electric Sound Village?

“Beh, il futuro nasce dall’incontro. È in situazioni di questo tipo che spesso due diverse ispirazioni, fondendosi, ne originano una terza inaspettata e imprevedibile. In contesti artistici come quello musicale, non esiste alcun motivo perché l’incontro si trasformi in scontro. Senza confronto, e quindi crescita, dovremmo reinventare ogni volta tutto da capo. E sarebbe un vero disastro”.

Quattro mesi fa, presentando il suo nuovo album, ha detto che con tutta probabilità sarà pure l’ultimo. Ancora convinto?

“Ci ho messo undici anni a realizzare un nuovo disco d’inediti perché alla mia età scrivere canzoni nuove non è facile, né scontato. Tutta l’ispirazione che avevo è finita in ‘Tutto’ e ora ho solo voglia di affinare l’interpretazione cantando. Verrà dell’altro? Potrebbe anche essere. Ma, con questi ritmi, chissà se ne avrò il tempo”.