ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Dente, con santa (e stanca) tenerezza: "Compongo di notte sottovoce. E ho voglia di qualcosa mai fatto"

Il cantautore Castello sul finale del tour: "Non mi fermo da tre estati. Ora penso a teatro, cinema e fotografia"

Dente al Castello sul finale del tour: "Non mi fermo da tre estati. Ora penso a teatro, cinema e fotografia"

Dente al Castello sul finale del tour: "Non mi fermo da tre estati. Ora penso a teatro, cinema e fotografia"

Milano -Tutti sulla nuvola di Dente. Ma non sotto, dove piove e tira vento, quanto piuttosto sopra a carezzare sogni sospesi tra terra e cielo. La spiritosa nube dalle fattezze femminili fermata sulla copertina del suo ultimo album “Santa tenerezza” ben si concilia, infatti, con lo spirito dello spettacolo che Giuseppe Peveri, come si chiama all’anagrafe, porta sabato prossimo al Castello Sforzesco, in pieno rush finale del tour partito ad aprile dalla Latteria Molloy di Brescia.

Giuseppe, i concerti hanno soddisfatto le sue aspettative?

"Sì. “Santa tenerezza“ è un disco a cui tenevo molto, tanto per l’urgenza con cui è nato quanto per la gran voglia di comunicarlo alla gente, con la speranza che venisse compreso fino in fondo. Ecco perché, al di là dei numeri e degli ascolti, che contano sì, ma solo fino ad un certo punto, a livello umano mi ha dato delle grandissime soddisfazioni".

La più intensa?

"Sentire dal palco le persone percepire la sincerità, la verità, la profondità di questi nuovi brani. Spesso, infatti, le cose è meglio percepirle che capirle. Il modo in cui le ho scritte mi ha riportato ai tempi de “L’amore non è bello“, trasformando “Santa tenerezza“ in un album “terapeutico“ come quello, anche se, scrivendo canzoni per stare un po’ meglio con me stesso, lo diventano in un modo o nell’altro un po’ tutte".

Canzoni composte a bassa voce col pianoforte. Perché?

"Perché, creando soprattutto di notte, non mi sembra il caso di svegliare tutto il condominio. I miei pezzi parlano di ore piccole e di notti insonni, ma anche di aspirazioni e di futuro".

A settembre si fanno i giochi di Sanremo. Ha mandato qualcosa a Conti?

"Mettiamola così: ho scritto alcune canzoni nuove e ora vedrò a chi farle sentire".

Milano è una piazza speciale?

"Per me, vivendoci da vent’anni, direi proprio di sì. C’è più ansia quando si suona nella propria città. Ci sono gli amici, c’è un pubblico attento, con attese più alte che altrove, e questo finisce col rendere tutto più croccante".

Quanto ad aspirazioni, il futuro di Dente come lo vede?

"Vorrei confrontarmi con qualcosa che non ho mai fatto, come, ad esempio, scrivere delle musiche per il cinema, per il teatro, anche solo strumentali. Oppure scrivere un altro libro (il primo, “Favole per bambini molto stanchi“, realizzato assieme all’illustratore Franco Matticchio, è uscito dieci anni fa, ndr). E poi da appassionato di fotografia, vorrei tanto fare qualcosa pure nel campo dell’immagine".

Un orizzonte ampio.

"Sì: pur avendo da parte già diverse canzoni inedite, credo che starò fermo per diverso tempo. Questa è la terza estate consecutiva che passo suonando in giro per l’Italia e non me la sento di ipotecare pure la prossima".

Un regista vicino ai suoi mondi?

"No, non ce l’ho. Perché come base di partenza per un eventuale incontro col cinema o col teatro utilizzerei più le suggestioni stimolate dal testo o dalla sceneggiatura che dal tipo di regista. Anche se mi rendo conto che le due cose siano intimamente legate fra loro".