Pavia, presidio contro i suicidi in carcere. Le richieste: pene alternative e cure

Iscritti e simpatizzanti delle associazioni che si battono per la dignità dei detenuti hanno manifestato davanti alla casa circondariale cittadina. Qui un triste record: nove casi in due anni

Pavia, 20 aprile 2024 – “Non c’è più tempo!”: questo hanno detto questa mattina i rappresentanti delle associazioni “Il gabbiano”, “Sbarre di zucchero” e dell’Unione regionale per la salute mentale” che hanno tenuto un presidio davanti al carcere di Pavia contro i suicidi in cella. Sono 31 i suicidi avvenuti dietro le sbarre degli istituti di pena italiani soltanto nel 2024, in 32 anni sono morti suicidi 1.754 detenuti.

“Pavia è uno dei carceri peggiori – ha detto Micaela Tosato vice presidente di ‘Sbarre di zucchero’ – dove è morto Jordan Jeffrey Baby, il trapper di 26 anni e dove a Pasqua si è tolto la vita un altro detenuto”. Il gruppo, dopo aver letto al megafono i nomi di tutti coloro che hanno deciso di togliersi la vita, con alcuni striscioni hanno chiesto pene alternative al carcere e con altri cartelli di curare i detenuti con doppia diagnosi rinchiusi nella sezione protetti, non di sedarli, di consentire loro di telefonare più spesso a casa e di non collocarli in isolamento.

“Pavia è una delle due strutture della Lombardia con un reparto psichiatrico – ha aggiunto Tosato – e i ragazzi devono essere curati, non dimenticati. Lo ha detto anche la mamma di un detenuto che ha tentato d’impiccarsi proprio nel carcere di Pavia. Fortunatamente è stato scoperto in tempo, tenuto in coma farmacologico per un paio di giorni e si è salvato. Altrimenti sarebbe andato ad allungare la lista dei decessi di cui non sempre si ha notizia e talvolta non lo si viene a sapere tempestivamente”