
Marta Di Nardo, uccisa dal vicino e Giacomo Trimarco, suicida in carcere
Milano – Domenico Livrieri, il 4 ottobre 2023, ha ucciso e fatto a pezzi la sua vicina di casa, Marta Di Nardo, dopo averla attirata nel suo appartamento, in un palazzo Aler in via Pietro Da Cortona a Milano.
Giacomo Trimarco, tre anni fa, si è suicidato all’età di 21 anni in una cella del carcere milanese di San Vittore, dov’era rinchiuso dall’agosto precedente per aver commesso una serie di piccoli reati, l’ultimo dei quali era stato il furto di un telefonino. Due storie diverse, legate da uno stesso filo. Entrambi avrebbero dovuto trovarsi in una Rems, strutture sanitarie che accolgono gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi nate dalla riforma che ha portato al superamento del sistema degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg). Per loro, però, non c’era posto.
Livrieri, come è emerso dalle indagini e dal processo di primo grado sfociato in una condanna a 25 anni di reclusione riconoscendo la seminfermità mentale, era in lista d’attesa dal 31 marzo 2022, quando il gup sostituì la libertà vigilata con la Rems: da allora è rimasto a piede libero, seguito dai servizi sociali milanesi, fino a quando ha ucciso. Giacomo Trimarco, invece, in attesa del trasferimento nella Rems è rimasto per lunghi mesi in carcere dove, infine, si è tolto la vita.
Secondo i dati aggiornati a maggio 2025 del Sistema informativo per il monitoraggio del superamento degli Opg (Smop), riportati nell’ultimo rapporto sulle Rems dell’associazione Antigone, in Lombardia, dove sono disponibili 160 posti concentrati nell’ex opg di Castiglione delle Stiviere, sono 58 le persone in lista d’attesa, che dovrebbero entrare in una Rems. Tra queste, 19 persone (il 33% del totale) figurano come “temporaneamente non inseribili”, per motivi come irreperibilità, espatrio o temporanea collocazione in strutture territoriali diverse dalle Rems.
Sul totale va fatta, inoltre, un’altra distinzione tra “prioritari” e “non prioritari”, ossia persone che sebbene destinatarie di una misura di sicurezza detentiva risultano “già fruire di adeguata assistenza sanitaria complessivamente integrata in un progetto terapeutico riabilitativo alternativo al ricovero in Rems”. La lista d’attesa più lunga si registra in Sicilia, con 237 persone, seguita da Lazio (126) e Campania (93), su un totale di 690 persone a livello nazionale considerando solo le 11 Regioni che inseriscono dati aggiornati. La Lombardia ha però il primato sul numero di pazienti stranieri nelle Rems, 40.
È intanto imminente, a Castiglione, l’apertura delle prime tre delle sei nuove Rems previste nell’ambito di un progetto che porterà a una riqualificazione degli spazi. Il ridisegno sulla Lombardia prevede, in futuro, 120 posti a Castiglione (rispetto ai 160 attuali) e altri 40 a Limbiate, nell’ex ospedale psichiatrico, alleggerendo quindi la pressione sulla struttura nel Mantovano. “Aumentare il numero di posti nelle Rems non risolverebbe i problemi – osserva il professor Michele Miravalle, coordinatore dell’osservatorio di Antigone, associazione che si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario – perché le leggi stabiliscono che le Rems debbano essere solo strumenti temporanei e di extrema ratio, quando non esistono strade alternative. ll dibattito continua a concentrarsi quasi esclusivamente su soluzioni custodiali e sulla disponibilità di posti letto, mentre il progetto di rafforzamento dei servizi territoriali procede in modo frammentario e con risorse insufficienti. Un investimento concreto in questa direzione inciderebbe significativamente sul superamento di molte delle criticità esistenti”.
Sono una ventina, a livello nazionale, i detenuti (come lo era Giacomo Trimarco) che restano in carcere in attesa del trasferimento in una Rems. “Circa il 40% dei detenuti – aggiunge Miravalli – pur non essendo collocabili in una Rems soffrono di fragilità psichiche, spesso amplificati dalle condizioni indegne della detenzione e non curate adeguatamente”. Poi ci sono i casi di chi, pur essendo socialmente pericoloso, resta a piede libero, come Domenico Livrieri. “Un sistema che prevede l’internamento nelle Rems solo se c’è posto è assurdo nella misura in cui nessuno a livello politico si interessa di verificare se questi istituti sono sufficienti – spiega l’avvocato Roberto Pinazzi, legale della sorella di Marta Di Nardo –. Sono più di 200 le persone in Italia che attualmente sono sottoposte alla misura massima di sicurezza perché gravemente pericolose e non risultano rinchiuse perché non c’è posto. Ognuno di noi può tranquillamente condividere spazi ed esperienze con una di queste persone senza saperlo e senza potersi difendere, come è accaduto alla povera signora Marta Di Nardo”.