Afghanistan, la fuga dai talebani non si ferma. In diecimila all'aeroporto

Amnesty International: a luglio massacri a Ghazni. Il dramma dei bambini spinti dalle mamme oltre il filo spinato e quello dei profughi che premono ai confini

Afghani lasciano il Paese

Afghani lasciano il Paese

Diecimila afghani premono sull'aeroporto di Kabul, secondo quanto afferma Emergency. Non si arresta la fuga dall'Afghanistan torrnato nelle mani dei talebani che nella prima conferenza-stampa di insediamento avevano promesso niente vendette ma in realtà mostrano ancora una volta il loro volto violento. L'Onu conferma che al contrario si stanno intensificando le rappresaglie casa per casa nei confronti dei civili che hanno collaborato con gli occidentali. Un rapporto di Amnesty International denuncia il massacro a luglio di membri della minoranza hazara nella provincia di Ghazni. Intanto i caccia americani sorvegliano l'aeroporto di Kabul e volano sopra la città nel tentativo garantire un'evacuazione sicura dei cittadini americani, alleati e afgani. Anche l'Italia sta facendo la sua parte con un nuovo volo dell'Aeronautica Militare decollato in mattinata da Kabul. Scene drammatiche però all'aeroporto di Kabul, dove madri avrebbero lanciato i loro bambini oltre il filo spinato chiedendo ai soldati di prenderli. Proseguono intanto i ponti aerei con l'Italia: a Fiumicino nella notte sbarcati 194 afgani. Intantto negli Stati Uniti l'amministrazione Biden è sotto accusa perf non aver tenuto in debita considerazione gli avvertimenti circa il rischio di un collasso dell'esercito governativo afghano. In giornata è attesa una riunione straordinaria della Nato: la diplomazia occidentale cerca di trovare una soluzione strategica condivisa all'indomani di una guerra persa, una fuga precipitosa che ha lasciato un Paese squassato e una crisi umanitaria planetaria. Da una parte le ripercussioni geopolitiche in Asia dove Russia e Cina ambiscono a colmare il vuoto lasciato dalla frettolosa fuga della colazione occidentale. Dall'altra il dramma di migliaia di profughi che già premono ai confini dei vicini. Così non stupisce che Erdogan abbia già annunciato che la Turchia è disponibile a trattare con il neonato governo talebano.   

I talebani 

E' atteso l'annuncio dei talebani sulla forma di governo scelta per l'Afghanistan. E' previsto un Consiglio sotto l'autorità del mullah Hibatullah Akhundzada, il leader talebano. Il mullah Akhundzada ha guidato i talebani dal maggio 2016 e si occupa degli affari politici, militari e religiosi.  Una figura che potrebbe cercare un ruolo di leadership è quella del mullah Abdul Ghani Baradar, cofondatore dei talebani nel 1994 e che ha partecipato ai negoziati di Doha con gli Stati uniti. 

Il massacro

I talebani hanno "massacrato" e torturato diversi membri della minoranza hazara in Afghanistan. Lo ha denunciato Amnesty International. Testimoni hanno fornito resoconti strazianti degli omicidi, avvenuti all'inizio di luglio nella provincia di Ghazni, secondo quanto riporta la Bbc. Nel rapporto pubblicato ieri Amnesty afferma che nove uomini hazara, il terzo gruppo etnico più grande del Paese, sono stati uccisi tra il 4 e il 6 luglio nel distretto di Malistan, nella provincia orientale di Ghazni. L'organizzazione ha intervistato testimoni oculari e ha esaminato le prove fotografiche dopo gli omicidi. Gli abitanti del villaggio hanno affermato di essere fuggiti sulle montagne quando i combattimenti tra le forze governative e i combattenti talebani si sono intensificati. Quando alcuni di loro sono tornati al villaggio di Mundarakht per raccogliere cibo, hanno detto che i talebani avevano saccheggiato le loro case e li stavano aspettando. Ed alcuni di loro hanno subito un'imboscata. Tre delle nove vittime sarebbero state torturate, agli altri i talebani avrebbero sparato. Il segretario generale di Amnesty, Agnès Callamard, commentando l'eccidio, ha dichiarato: "La brutalità a sangue freddo di questi omicidi è un promemoria del passato dei talebani e un orribile indicatore di ciò a cui si potrebbe andare incontro con un governo talebano".

L'Italia

In mattina è decollato da Kabul un C130 J dell'Aeronautica Militare con a bordo un totale di 103 passeggeri. Le persone evacuate saranno trasportate in Kuwait e lì trasferite su un KC767 con cui raggiungeranno l'Italia nelle prossime ore. Inoltre, questa mattina a Fiumicino sta per atterrare un volo charter messo a disposizione in Kuwait dalla Onlus "Nove" sul quale sono stati imbarcati i 104 afghani evacuati ieri da un altro C130 J partito da Kabul.  Dal giugno scorso, quando con l'operazione Aquila 1 furono portati nel nostro Paese 228 afghani, sono circa 900 gli ex collaboratori e loro familiari evacuati dall'Afghanistan e circa 800 quelli trasferiti in Italia.

Gli Stati Uniti

L'ambasciata americana a Kabul aveva avvertito della possibile caduta della capitale afgana in mano ai talebani già lo scorso 13 luglio con un memo confidenziale inviato da decine di diplomatici al segretario di Stato Usa Antony Blinken, scrive il Wall Street Journal. Nel documento i diplomatici spiegavano all'amministrazione Biden che i talebani stavano conquistando rapidamente terreno e la capitale era vulnerabile. Inoltre nel memo si chiedeva al governo di usare un linguaggio più duro per condannare le violenze dei talebani.  

La diplomazia 

Oggi è attesa una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri della Nato sull'Afghanistan. Presente anche Di Maio ascoltato dal Copasir. Ieri il summit virtuale del G7 è terminato con un documento congiunto nel quale si fissano le condizioni per sedersi al tavolo delle trattative con i talebani: cessazione della violenza, garantire un corridoio sicuro per i cittadini stranieri e afghani che vogliono lasciare il Paese, rispettatre diritti umani inclusi quelli di donne, bambini e minoranze e garantire che l'Afghanistan non diventi rifugio per minacce terroristiche alla sicurezza internazionale. Nella dichiarazione, diffusa dal capo del Foreign Office, Dominic Raab (la presidenza di turno è britannica), si esprime "profonda preoccupazione per le notizie di violente rappresaglie in alcune parti dell'Afghanistan". Il documento si conclude dicendo che la "crisi in Afghanistan richiede una risposta internazionale che comprenda un intenso impegno sulle questioni critiche che affliggono l' Afghanistan e la regione: con gli afghani più colpiti, le parti in conflitto, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il G20, i donatori internazionali e con i vicini regionali dell'Afghanistan".