Di Maio: "Pronti ad accogliere in Italia 2.500 afghani

Da Kabul continua l'esodo: evacuate già 9mila persone. Draghi sente Macron e Putin

A Jalalabad i talebani mostrano il loro volto più duro

A Jalalabad i talebani mostrano il loro volto più duro

La crisi in Afghanistan prosegue con i talebani che da un lato reprimono nel sangue le celebrazioni annuali dell'indipendenza - morti e feriti a JalalabadAsadabad - e dall'altro proseguono nelle trattative per formare il nuovo governo. Che dagli annunci iniziali sarà islamico, rispettoso dei diritti e in ogni caso conforme alla sharia, un'interpretazione della legge coranica. Intanto prosegue l'esodo dall'aeroporto di Kabul: il Pentagono fa sapere che sono già 7mila le persone evacuate. Tra questi anche funzionari dell'Onu. Molti altri afghani vorrebbero lasciare il Paese, per la paura di possibili ritorsioni ma anche per la grave crisi alimentare che sta attarversando l'Afghanistan che resta uno dei paesi più poveri al mondo. 

La posizione Italiana 

In Italia sono giunti più di 500 afghani, tra ex collaboratori e le loro famiglie. Su uno dei voli atterrati a Fiumicino anche l'attivista Zahra Ahmadi e le ricercatrici della Fondazione Veronesi. L'Italia si prepara ad accogliere 2.500 afghani che hanno collaborato negli anni con le istituzioni italiane, come ha spiegato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nella riunione ministeriale del G7 sull'Afghanistan.  Nel quadro dei contatti internazionali in corso sulla crisi in Afghanistan, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto contatti telefonici con il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Successivamente il premier ha avuto contatti anche con il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, che ha offerto l'occasione per un'analisi articolata della situazione sul terreno in Afghanistan e delle sue implicazioni regionali.  

Il vecchio volto dei talebani

Intanto i talebani mostrano il loro vero volto. Almeno due persone sono morte e altre otto sono rimaste ferite ad Asadabad, dopo che gli studenti coranici hanno aperto il fuoco sulla folla di manifestanti per la giornata dell'Indipendenza. Lo stesso è accaduto a Jalalabad, città a un centinaio di chilometri ad est di Kabul dove le celebrazioni annuali dell'indipendenza dell'Afghanistan dall'impero britannico (1919) sono state represse nel sangue: si parla di almeno 35 morti e molti feriti  durante la manifestazione che ha portato in strada un fiume di persone che hanno rimosso una bandiera talebana da una rotonda, sostituendola con quella afgana. Scatenando la reazione dei fondamentalisti, che hanno aperto il fuoco contro i primi oppositori e distrutto anche la statua di Abdul Ali Mazari, un leader politico che rappresentava la comunità sciita hazara: la stessa furoia iconoclasta riservata 20 anni fa ai Buddha di Bamyan. Il nuovo corso talebano in Afghanistan non parte con i migliori auspici, nonostante le rassicurazioni di una transizione pacifica e senza vendette. A due giorni dalla conferenza-stampa, i toni sembrano già meno concilianti. A Kabul intanto gli studenti coranici proseguono nei negoziati con l'ex presidente Hamid Karzai per formare il nuovo governo, così come il ponte aereo degli occidentali che dall'aeroporto evacuano personale delle ambasciate e collaboratori afghani  

"Niente democrazia, comanda la sharia"

A Kabul gli studenti coranici lavorano per formare un nuovo governo sulla carta "inclusivo e silamico". In questa fase prevale il pragmatismo e così un alto comandante del movimento ha incontrato un personaggio simbolo del vecchio establishment, l'ex presidente Hamid Karzai, per tentare di trovare un accordo tra le varie anime del Paese. Ma i fondamentalisti hanno già chiarito che, di fatto, cambierà tutto. "Non ci sarà alcun sistema democratico perché non ha alcuna base nel nostro Paese", ha spiegato alla Reuters un alto esponente dei talebani Waheedullah Hashimi, vicino al cerchio ristretto. "Non discuteremo quale tipo di sistema politico dovremmo applicare in Afghanistan perché è chiaro. È la legge della sharia e basta".

La fuga continua

In città intanto regna una relativa calma, e dal traffico in strada sembra che nulla sia cambiato. Ma è solo apparenza, perché ci sono molte meno donne in giro. E quelle poche che ancora escono, indossano veli o niqab. La paura è tanta, soprattutto, tra le più istruite, che negli ultimi anni hanno faticato per ritagliarsi una vita autonoma, anche nel lavoro. In questa situazione migliaia di afghani, preoccupati da un ritorno dell'oscurantismo, ogni giorno affollano l'aeroporto di Kabul per fuggire dal Paese ma la Bbc informa che checkpoint dei talebani impediscono ai civili di raggiungere l'aeroporto presidiato da 4.500 marines americani sebbene tutte le strade che portano ai terminal siano sotto il controllo dei talebani.. Ue, Usa e Gran Bretagna hanno rinnovato l'appello alle nuove autorità perché "garantiscano la loro protezione" e intanto prosegue il ponte-aereo per evacuare il personale delle ambasciate e i collaboratori afghani. E dopo le critiche per una fuga precipitosa il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato che una parte delle truppe statunitensi potrebbero rimanere in Afghanistan oltre la scadenza del 31 agosto fissata per il ritiro dal Paese se l'evacuazione dei cittadini americani non fosse completata entro quella data. 

La diplomazia

Usa e Gran Bretagna hanno convocato un riunione virtuale del G7 la prossima settimana per discutere una strategia comune e sulla necessità di uno stretto coordinamento continuo tra alleati e partner democratici sulla politica in Afghanistan in futuro, compresi i modi in cui la comunità globale può fornire ulteriore assistenza umanitaria e sostegno ai rifugiati e ad altri afghani vulnerabili. Domani riunione vortuale dei ministri degli Esteri Nato convocata dal segretario Jens Stoltenberg con lo stesso ordine del giorno. Le posizioni dell'Occidente non sono univoche, a cominciare dall Canada che ha dichiarato di non voler riconoscere il nuovo governo a guida talebana. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) invece ha deciso di sospendere i suoi fondi per l'Afghanistan, circa mezzo miliardo di dollari, proprio in considerazione della grande incertezza. Il Congresso Usa vuole indagare sulla ritirata delle truppe dall' Afghanistan, Biden si difende: non c'era modo di farlo "senza che ne seguisse il caos". L'Alto rappresentante Ue Jospeh Borrell risponde che è stata una "catastrofe" e polemizza con Biden, definendo "discutibile" la sua affermazione che la costruzione di uno Stato non è mai stata un obiettivo. «Non possiamo lasciare che Cina e Russia prendano il controllo della situazione», ha aggiunto. Mosca non l'ha presa bene: ecco la risposta del vice-ministro degli esteri. Intanto il grande sconfitto, l'ex presidente Ashraf Ghani, è tornato a parlare dal suo rifugio negli Emirati Arabi. "Sono stato "costretto" a lasciare il paese: "se fossi rimasto sarei stato cattuirato e ucciso".  Che la dice lunga sull'opinione circa il vero volto dei talebani.