“Un’indagine superficiale”: la morte di Gaetano Banfi a Como resta senza responsabili

Le motivazioni della sentenza di assoluzione nei confronti del trentaquattrenne accusato di aver investito e ucciso il ragazzo nel sottopassaggio di via Clemente XIII

L’omicidio stradale del sottopasso. Viene assolto l’unico imputato . Il caso rimane senza colpevole

L’omicidio stradale del sottopasso. Viene assolto l’unico imputato . Il caso rimane senza colpevole

Como – Motivi di sospetto fondati sulle contraddizioni delle sue dichiarazioni, versioni modificate tra l’immediatezza dei fatti e il successivo interrogatorio. L’analisi delle telecamere che confermava i tre passaggi di Stefano Piccolo, 34 anni di Cassina Rizzardi, dal luogo in cui la notte del 20 ottobre 2019 è stato investito a morte Gaetano Banfi, ventiduenne comasco. Ma non sufficienti a stabilire la sua responsabilità per quell’omicidio colposo stradale. Il giudice monocratico di Como Valeria Costi, in poco più di dieci pagine, spiega i motivi che lo scorso 16 gennaio hanno portato all’assoluzione dell’imputato, accogliendo la richiesta del suo difensore, Andrea La Russa.

La morte di Banfi, i cui familiari erano stati risarciti dall’assicurazione prima dell’avvio del processo, era stata causata da una frattura cranica conseguente l’urto con un’auto, che lo aveva investito quando era già a terra nel sottopassaggio di via Clemente XIII, alle 4 del mattino mentre rientrava a casa. Nel motivare, il giudice parla di "indagini superficiali" e di auto "non solo quella di Piccolo, ma anche le altre transitate, esaminate sommariamente".

Inoltre "i relativi conducenti, sentiti a sommarie informazioni, sono stati rapidamente ritenuti estranei al reato". La stessa consulenza disposta durante le indagini si era limitata ad accertare "una astratta compatibilità tra le caratteristiche dell’autovettura e condotta dall’imputato, con le lesioni riportate dalla vittima", a fronte di un consulente della difesa che ha sostenuto "in termini più convincenti" il contrario. Infine il mancato sequestro dell’auto di Piccolo e delle altre vetture potenzialmente coinvolte, costituisce, secondo il giudice, una "lacuna incolmabile".