PAOLA PIOPPI
Cronaca

Como, tentò il suicidio a 13 anni: indagato il medico che l’aveva in cura

Non aveva disposto il ricovero nonostante i segnali preoccupanti: la procura ipotizza a suo carico il reato di lesioni personali colpose

La ragazzina era seguita da un medico specialista dell’ospedale Sant’Anna

La ragazzina era seguita da un medico specialista dell’ospedale Sant’Anna

Como, 20 settembre 2025 – A soli 13 anni, era precipitata dalla finestra della sua abitazione, andando incontro a lesioni gravissime e a conseguenze permanenti.

Un gesto che non era stato accidentale, ma al contrario ritenuto la conseguenza di una decisone volontaria da parte della ragazzina, che da tempo si trovava in una condizione di grave fragilità. In questa sua condizione delicata e nota ai genitori, era seguita, in particolare, da un medico specialista dell’ospedale Sant’Anna: nei giorni scorsi, ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini notificato dal sostituto procuratore di Como Antonio Nalesso, che ipotizza a suo carico il reato di lesioni personali colpose in ambito sanitario.

L’indagine scaturisce dall’esposto presentato dai genitori della ragazzina, all’indomani di quel tragico evento, avvenuto il 31 gennaio 2024 a Como, quando la tredicenne era stata soccorsa nel giardino sottostante la sua abitazione, dopo essere precipitata dal quarto piano della palazzina in cui viveva. La sua guarigione si era protratta per oltre otto mesi, con danni permanenti alla deambulazione. I genitori, avevano chiesto alla Procura di verificare l’adeguatezza del percorso di cura e dell’azione preventiva svolta da chi stava seguendo l’adolescente, senza cogliere correttamente i segnali di tale spiccato e drammatico disagio.

Al termine delle indagini, la Procura contesta al medico una serie di carenze e omissioni, tra cui il mancato ricovero ospedaliero in un reparto di neuropsichiatria. Si parte dalla sottovalutazione della condizione clinica della minore “anche a fronte delle crescenti fasi acute comportamentali segnalate dai familiari”, e “omettendo un idoneo monitoraggio del caso, con un limitato numero di visite specialistiche, a fronte del venir meno del sostegno psicoterapico”, e la mancanza di un “coordinamento della interazione con i familiari e con la stessa minore, con attivazione di una risposta urgente”, con un opportuno approfondimento clinico.

Le accuse, basate su una consulenza disposta dalla Procura, contestano anche il supporto farmacologico prescritto dallo specialista, arrivando a ritenere inadeguata la valutazione di condotte sempre più preoccupanti, tra cui abuso di alcol e autolesionismo. Infine omettendo di disporre il suo ricovero in un reparto di neuropsichiatria.